Sono scattare le misure cautelari applicate a studenti universitari che hanno partecipato alle contestazioni, su scala nazionale, contro il PCTO (alternanza scuola lavoro) il 18 febbraio scorso a Torino

Durante quella manifestazione ci sono state tensioni davanti alla sede dell’Unione Industriali, a seguito di ciò la Digos ha applicato queste misure cautelari.

3 gli arresti, questi studenti sono già stati trasferiti al carcere Lorusso e Cotugno di Torino, 4 sono ai domiciliari, 3 hanno l’obbligo di firma.

Per domani sono fissate le udienze col GIP per 7 persone, coloro che sono agli arresti e ai domiciliari.

Gli studenti provenienti da diverse scuole di Torino e provincia, davanti al Liceo Gioberti di Torino, hanno tenuto una conferenza stampa questo pomeriggio alle 15. A fine conferenza sono partiti in corteo per manifestare davanti alla Prefettura. Si sono poi recati ai Giardini Reali per riunirsi in assemblea.

Hanno rivendicato la giornata di protesta del 18 febbraio, definendo repressione, l’operazione svolta dalla Digos questa mattina presto.

E’ stata ribadita la loro volontà di partecipare da protagonisti, e non da soggetti passivi, al proprio percorso formativo, criticando durissimamente, ancora una volta, il PCTO.

Durante le assemblee è stato per noi chiaro chi fossero i colpevoli della morte di Lorenzo (Parelli n.d.r.) e Giuseppe (Lenoci n.d.r.): Confindustra che da sempre ha lucrato sull’alternanza scuola lavoro e continua a farlo nonostante si sia rivelata mortifera come nel caso di Lorenzo e Giuseppe. Gran parte di responsabilità ce l’hanno anche le istituzioni che hanno consentito questo obbrobrio che è l’alternanza scuola-lavoro. Istituzioni che hanno risposto alle nostre rivendicazioni con la repressione e con la violenza.”

Si è cercato di criminalizzare il movimento dividendolo in buoni e cattivi, invece che ascoltare ciò che avevamo da dire“.

E’ gravissimo che una ragazza sia stata messa ai domiciliari per aver parlato ad un megafono. E’ inaccettabile: penso che la libertà di espressione sia un diritto e non possa esistere che una persona venga messa sotto custodia cautelare per aver parlato, per aver preso posizione”.

E’ gravissimo che ancora oggi l’unica risposta che ci viene data sia la repressione”.

Una risposta da parte delle istituzioni che deriva in realtà dalla paura, dalla paura delle lotte che noi studenti abbiamo fatto negli ultimi mesi in tutta Italia. La nostra rabbia deriva dal fatto che la scuola abbia perso la sua funzione. Non ci dà più alcuno strumento per emanciparci, per sviluppare il senso critico. Ha come unico obiettivo la nostra introiezione nel mondo del lavoro, sfruttato e precario. Le morti di Lorenzo e Giuseppe sono state provocate dallo Stato. Anche il Governo è stato individuato come nemico degli studenti,  parla tanto di violenza e poi invia le armi e manda la Polizia a manganellare nelle piazze e ad arrestarci. Di fronte a ciò non dobbiamo assolutamente fermarci”.

In quelle piazze non c’erano singoli, c’erano la rabbia, il dolore, di una generazione intera. Chiediamo che la rabbia e il dolore di una generazione intera non possa essere processato. Vogliamo esprimere la solidarietà a coloro che questa mattina sono stati colpiti dalle misure repressive”.

Le risposte della Questura e del Governo sono state subito chiare, lo si può vedere a partire dal 28 gennaio quando hanno mandato 40 studenti all’ospedale, per non parlare dell’operazione della Questura di questa mattina. Non è una questione di ordine pubblico: è una questione politica. Noi volgiamo le risposte alle nostre rivendicazioni. Continueremo a lottare uniti “.

Mi chiedo quando la repressione che abbiamo subito verrà esercitata anche nei confronti dei Ministri e di Confindustria”.

Una delle risposte che dobbiamo dare noi studenti è far ripartire le mobilitazioni, continuare la lotta finché non avremo un risultato”.

“La censura ha molte forme: questa mattina è stata espressa sotto forma di manette, ultimamente nelle piazze durante le manifestazioni è stata espressa sotto forma di manganellate. Continuerà così se non faremo qualcosa per cambiare questo sistema. Per me è impensabile vivere in un sistema che viene definito democratico e poi manda la Polizia a reprimere i ragazzi che non chiedono altro che risposte. Ci devono essere altri modi per comunicare con i ragazzi. Continueremo a manifestare. Se continueranno a mandare la Polizia a reprimerci la volta dopo saremo il doppio, la volta dopo ancora, il triplo. Dovranno portare tante manette, perché serviranno tante manette per arrestare un’intera generazione”.

Il video della conferenza stampa:

L’intervento di Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso: