Ieri in via Garibaldi, nella sede dello storico presidio ai tempi nei quali Salvini, allora Ministro dell’Interno, faceva di ogni salvataggio di profughi in mare un caso politico, il comitato Torino per Moria ha manifestato in concomitanza con alcuni comuni italiani

I manifestanti si sono ritrovati in quel luogo simbolo della protesta contro politiche scellerate ai danni dei profughi, erano i tempi in cui Carola Rackete, poi completamente scagionata, fu trattata come una delinquente per il semplice fatto di aver portato in salvo dei naufraghi.

La manifestazione ha visto la partecipazione di un coro a cappella, sono stati ricamati su un lenzuolo bianco i nomi di migranti morti nel viaggio. Un lenzuolo sempre più pieno di nomi.

Inequivocabili le dichiarazioni dell’avv. Gianluca Vitale ai nostri microfoni: “Dobbiamo ripensare integralmente il nostro approccio al fenomeno dell’immigrazione”.

Presenti alla manifestazione anche esponenti di Amnesty Piemonte.

Pubblichiamo interamente le rivendicazioni del comitato Torino per Moria:

MAI PIU’ VIOLENZA, MAI PIU’ MORTI ALLE FRONTIERE!
La guerra è esplosa ancora una volta con tutto il suo carico di morte e disperazione, questa volta nel cuore dell’Europa. Il dramma ucraino sta già portando a nuove ondate di disperati in fuga, centinaia di migliaia di persone costrette ad abbandonare tutto di fronte alla follia di un nuovo conflitto. La classe politica europea si dimostra insensibile ai Diritti Umani, sorda alle richieste di aiuto dei più deboli, indifferente alle richieste di tanti cittadini europei che con il loro volontariato sopperiscono, come possono, all’indegnità delle azioni governative.

Per questi motivi diventa ancora più importante ribadire ora e sempre che frontiere e muri non sono la risposta.
Il 6 marzo 2021, un anno fa, lungo i confini e nelle piazze di diverse città, un gruppo di donne e uomini ha costruito con i propri corpi un ponte simbolico per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime, lungo la rotta balcanica, sul fronte polacco, nelle acque del Mediterraneo o dell’oceano Atlantico, le persone che tentano di raggiungere un luogo in cui poter vivere con dignità
L’idea originaria è merito di Lorena Fornasir e di Gian Andrea Franchi dell’associazione Linea d’Ombra che opera in Friuli Venezia-Giulia per prestare soccorso alle persone migranti che arrivano in Italia dopo aver attraversato la rotta balcanica: unire frontiere e piazze con donne alla testa dei cortei nell’immediata vicinanza dell’8 marzo, in solidarietà con tutte le donne, madri compagne sorelle e figlie, che non hanno più visto tornare i loro uomini e ragazzi, partiti da soli lungo la rotta. Quest’anno, come lo scorso, Lorena e Gian Andrea insieme a un gruppo di altri attivisti e attiviste, saranno nuovamente a Maljevac, sul confine croato bosniaco, teatro di alcuni dei più pesanti pestaggi e respingimenti di persone migranti, a urlare forte MaI più violenza, mai più morti alle frontiere!

Come l’anno scorso decine di piazze e frontiere italiane ed europee vedranno la mobilitazione, trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Un ponte di corpi, di persone di diverse nazionalità contro i respingimenti illegittimi e contro il permanere dei lager libici.
Per dire sì all’ apertura delle frontiere, alla concessione del diritto d’asilo e della protezione umanitaria, sì al ripristino delle vie regolari di accesso, e al rispetto del dovere di portare soccorso ovunque ci siano vite in pericolo, in mare come in terra.
Al contempo denunciamo:
– Le azioni di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, che con violenti respingimenti lungo la rotta balcanica e nel Mediterraneo centrale, deporta i migranti nei centri di tortura dai quali fuggono. 370 milioni di euro, è la cifra del budget investito dall’Europa (e quindi con il concorso di risorse italiane) nelle operazioni Frontex nel 2021: ne basterebbe un terzo per creare un programma europeo di ricerca e salvataggio
– L’indegnità dei Cpr: i Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono usati per identificare e deportare dal territorio italiano i “migranti irregolari”, detenuti senza aver commesso alcun reato. Anche in questo caso una politica di accoglienza e integrazione avrebbe costi infinitamente più bassi ed eviterebbe sofferenze o suicidi come quello recente di Moussa Balde a Torino.
– Per tutte le esternalizzazioni delle nostre frontiere viene utilizzato denaro pubblico, frutto del lavoro e dei sacrifici di noi cittadini: ciò ci rende complici di azioni disumane che provocano sofferenza e morte con il solo scopo di negare il diritto a una vita dignitosa.

Le dichiarazioni di Federica Tourn di Torino per Moria (durata 2:05):

Le dichiarazioni dell’avv. Gianluca Vitale (durata 1:50):

La lunga diretta di Un Ponte di Corpi coordinata tra le città italiane (durata: 7:03:06):