Come gruppo organizzativo del Corso di Perfezionamento in Teoria Critica della Società presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, riteniamo di dover prendere una posizione ferma in merito alla vicenda che ha recentemente portato la nostra università all’attenzione delle cronache nazionali e persino internazionali.

A quanto riportato da Paolo Nori, l’ateneo ha deciso di rimandare il suo ciclo di quattro incontri dedicati a Dostoevskij allo scopo di “evitare ogni forma di polemica soprattutto interna in quanto è un momento di forte tensione”. Successivamente, un comunicato dell’ateneo ha rettificato questa prima decisione, informando che il ciclo di incontri si sarebbe tenuto nei giorni stabiliti e che avrebbe trattato i contenuti già concordati con il docente. A tal proposito, la nostra rettrice Giovanna Iannantuoni ha parlato a Repubblica di un “malinteso”.

Non conosciamo ulteriori dettagli sui processi decisionali effettivamente seguiti dall’ateneo. Ciò che sappiamo, però, è che il prorettore alla didattica Maurizio Casiraghi ha invece confermato a Radio Popolare che la decisione di un rinvio del ciclo di incontri era stata effettivamente presa, e che questa era dovuta all’esigenza di integrare il corso con autori ucraini, allo scopo di renderlo più ampio e completo, “visto il momento difficile”.

Se dobbiamo prendere per buone queste parole, siamo di fronte a una gravissima ingerenza da parte dei vertici istituzionali universitari nei confronti della libertà di insegnamento di un docente. Ci fa orrore l’idea che, in virtù delle proprie considerazioni sull’attualità, i vertici dell’ateneo ritengano di poter esercitare la propria autorità per stabilire l’opportunità dei contenuti di un ciclo di incontri, e addirittura modificarli qualora ritenuto necessario. Non è possibile alcun tipo di compromesso su questo punto.

Ad aggravare ulteriormente i fatti è quanto suggerito dal merito delle dichiarazioni del prorettore: è intollerabile che si ritenga di dover ampliare un ciclo di incontri su un autore russo del passato a causa della situazione attuale, come se la provenienza geografica e nazionale di un autore potesse essere ritenuta problematica o meno in base al momento storico. Rifiutiamo con decisione qualunque forma di discriminazione in base alla nazionalità.

Allo stesso modo, non possiamo tollerare l’imposizione di un’integrazione del corso con l’inserimento di autori ucraini, come se questi potessero servire a mitigare (nuovamente, solo in virtù della nazionalità) la percepita problematicità del ciclo.

>Ci troviamo quindi a dover ribadire, con decisione, che il compito affidato all’università pubblica non può che realizzarsi nel libero insegnamento e nella libera produzione di sapere. Le decisioni prese sulla base di arbitrarie considerazioni di opportunità da parte delle autorità di ateneo vanno con ogni evidenza nella direzione opposta.

Esprimiamo dunque tutta la nostra solidarietà a Paolo Nori.

Il gruppo organizzativo del Corso di Perfezionamento in Teoria Critica della Società