Una scelta legata anche a equilibri interni nel partito di Kaczyński

Il fuoco amico colpisce il governo polacco del premier Mateusz Morawiecki: il presidente della Repubblica Andrzej Duda, anch’egli legato politicamente al partito Diritto e giustizia (PiS), ha posto il veto alla contestata legge sui media. Non perché sia contrario a principi come quello di limitare ingerenze straniere nell’informazione polacca. Ma questa legge non gli piace per vari motivi. Dietro il veto tuttavia si celano anche divisioni interne al PiS, e in particolare tra Duda e il vicepremier Jarosław Kaczyński, presidente del partito nonché una sorta di “padre politico” del presidente.

Il veto del presidente

Le ragioni del veto Duda le ha spiegate parlando di pluralismo dell’informazione e libertà di parola, e di problemi generali del Paese che vanno dalla pandemia all’inflazione. Ha citato poi relazioni e accordi commerciali con gli Stati Uniti: il provvedimento sui media infatti è noto pure come “Lex TVN”, perché penalizzerebbe soprattutto Tvn24, emittente di proprietà americana spesso e volentieri critica con il governo.

Un appello a Duda a porre il veto era arrivato anche dall’ambasciata americana a Varsavia, mentre in tutto il Paese riesplodevano le contestazioni di piazza quando, a metà dicembre, la legge ha fatto l’ultimo sofferto passaggio al Sejm, la camera bassa. Questo ramo del parlamento ora può ribaltare il veto presidenziale col supporto dei tre quinti dei parlamentari. Una circostanza irreale, considerata la maggioranza ristretta della coalizione di governo.

I contrasti interni al PiS

Non è comunque un fulmine a ciel sereno il veto del presidente: lui stesso nei mesi scorsi non lo aveva escluso. Al di là delle questioni più strettamente di merito e delle pressioni americane, c’è quella politica interna al PiS. Il presidente durante il mandato non ne è formalmente un esponente, ma questa è la sua patria politica. Duda ha aderito al partito nel 2005, e ha fatto parte tra il 2006 e il 2007 del governo di Jarosław Kaczyński, che ne ha lanciato la candidatura presidenziale a fine 2014.

Duda è sempre sulla stessa linea di Kaczyński sui principali temi di politica interna ed estera. Oggi però boccia, o quantomeno frena, una legge il cui passaggio al Sejm è stato considerato un successo politico dal PiS di cui Kaczyński resta una delle personalità più influenti. E sui rapporti tra i due si sono accesi i riflettori dopo il veto. Il presidente del PiS Kaczyński, interpellato di recente sui rapporti con Duda, aveva risposto in maniera evasiva: «Non parliamo da molto… Le nostre relazioni non influiscono granché sulla politica polacca…». Duda, interrogato sull’argomento, ha ribattuto telegrafico che le porte del palazzo presidenziale per Kaczyński sono sempre aperte.

Più che uno scontro vero e proprio, e tantomeno un divorzio che non conviene a nessuno, il veto appare più una schermaglia tra fazioni interne al PiS. Non tanto finalizzate a uno scontro con Kaczyński, quanto più verosimilmente a una futura corsa per raccoglierne l’eredità. Senza dimenticare la prospettiva più a breve termine delle elezioni parlamentari del 2023, né tantomeno un eventuale futuro politico di Duda, che finisce il mandato presidenziale nel 2025. Insomma, come sintetizza un’analisi di Politika: «È come nei matrimoni dove le persone non si possono nemmeno più guardare, ma hanno un mutuo, beni difficili da dividere e figli, così non si sciolgono».