Riprendiamo e pubblichiamo volentieri la missiva di Claudio Diotallevi* a sostegno della libertà di Francesco, Jessica e Simone, esprimendo piena solidarietà ai giovani cosentini – nati e cresciuti nel centro storico – contro le politiche repressivi volte a criminalizzare le attività sociale in favore dei subalterni 

“cara” digos di Cosenza (ti definisco “cara” anche perché i tuoi stipendi gravano sulle tasse dei contribuenti),

stavolta l’hai fatta davvero grossa. Ma come t’è venuto in mente di ordinare la sorveglianza speciale per Francesco, Jessica e Simone?

Venti anni fa, i tuoi agenti non poterono andare in giro dalla vergogna. La città e il mondo intero erano indignati: avevi combinato la più spettacolare delle tue marachelle, spendendo tre milioni di euro delle casse statali per arrestare 13 innocenti con l’accusa di aver frenato lo tsunami della globalizzazione. All’epoca, sebbene tu ci avessi fatto tanto male, noi la prendemmo con ironia. Lo stesso accadde negli anni successivi quando tu, pur di tappare la bocca alla giornalista Rosamaria Aquino e al blogger Michele “Mangiafuoco” Santagata, che stavano raccontando delle verità scomode sui lavori della nuova piazza Bilotti, li additasti come probabili terroristi e li brutalizzasti infilando le tue manacce nella loro saliva per prelevarne il DNA.

Quante ce ne hai combinate in questi 30 anni, “carissima” vecchia digos. Adesso te la prendi con questi due studenti e con i compagni nati e cresciuti nel centro storico. Non è difficile capire perché tu ce l’abbia proprio con loro. Parlano, scrivono e leggono troppo, questi ragazzi. E hanno l’insolita abitudine di urlare non solo per la propria libertà, ma anche per quelle degli altri. Loro sono la generazione narrata da Zerocalcare nella serie “Strappare lungo i bordi”: un po’ “impicciati”, precari a vita, disillusi, radicati nel cemento da cui provengono. Tu dici che agisci per conto del “popolo italiano”, però sinora nessuno si è sentito minacciato dalla “pericolosità” di questi ragazzi che stanno raccogliendo solidarietà persino da mondi lontanissimi. Sono schierate dalla tua parte solo le famiglie potenti che alzano la cornetta per “cazziarti” quando questi giovinastri impudenti vanno a urlare sotto le finestre dei loro castelli.

Ti consiglio di visionare il docufilm “Dove bisogna stare”. Jessica ne è una delle protagoniste. La vedrai mentre coccola i figli di famiglie cosentine e migranti che insieme a lei hanno conquistato il diritto ad avere un tetto. Questa ragazza, che spesso si trincera dietro uno sguardo truce, è una delle più dolci streghe che abbiano calpestato il suolo cosentino dai tempi dell’Inquisizione di cui oggi tu sei degna continuatrice. Ma sono sfumature che non puoi cogliere. Nei tuoi uffici ormai lavorano soprattutto agenti che non sanno cosa siano la politica e il sociale. I tuoi attuali dirigenti provengono in prevalenza dall’anticrimine e dall’antidroga. Così trattano tutti come delinquenti e criminali. È morta o andata in pensione quasi tutta la vecchia digos, quella in servizio negli anni settanta, figlia anche della riforma del 1981, che avrebbe dovuto sancire la smilitarizzazione della polizia. Quei vigilanti del pensiero, che se dovevano picchiarci, arrestarci o perseguitarci lo facevano senza esitare, perlomeno sapevano con chi o cosa avevano a che fare. Capitava pure che avessero un volto umano. Tu no. Per di più sembri animata dal senso di vendetta. Mi chiedo se con Jessica tu non ce l’abbia a morte dal giugno scorso, quando il collettivo femminista di cui fa parte è venuto sotto la tua sede ad aprire uno striscione di denuncia contro l’ipocrisia di Stato sulla violenza che le donne subiscono ogni giorno. “Come osano queste sfrontate venire in casa mia a trattarmi così?”. Allora in piena notte ti è stato ordinato di rientrare in servizio, fermare Jessica e le altre, trattenerle fino all’alba in questura, suonare a mezzanotte al citofono dei familiari di Ferdinando, che non c’entrava nulla, per intimorirli. Così hai proceduto anche nei confronti di Simone, uno dei ragazzi più leali e puri che in questi anni la città abbia generato. Tutti si riempiono la bocca di parole come “inclusione”, “accoglienza”, “solidarietà”. Lo sai che Simone ha svolto per anni, senza percepire un centesimo e rimediando solo procedimenti penali, il lavoro che spetterebbe alle istituzioni?

Grazie pure a lui, tanti migranti hanno acquisito una cittadinanza informale e concreta, non elargita in virtù della compassione. Ah, già, ma a te di questo non frega nulla. Far del bene è consentito a tutti. L’importante però è che nessuno infastidisca i potenti. Se poi osa insidiarli un ragazzo del sottoproletariato urbano, la cosa diventa ripugnante. “Come si permette uno come Francesco a svolgere attività sindacale?” Secondo te, quelli come lui e il fratello Gaetano non dovrebbero studiare, lavorare, impegnarsi nel sociale. Il loro destino irreversibile sarebbe annegare nel degrado, compiere piccoli reati, se no poi che ci stanno a fare tanti poliziotti e militari per le strade?

Francesco è un fumetto vivente, il personaggio di un romanzo (guarda il breve video sotto). Di uno come lui si sarebbe innamorato, in senso politico, Pasolini. Io sono meno di un microbo di fronte all’immenso Pier Paolo. Eppure voglio cimentarmi nel gioco ipnotico della profezia, a lui congeniale. Conosco già i nomi dei prossimi ragazzi che saranno raggiunti dalle tue crucifixiones. Il primo è Ferdinando Gentile. Per te è tornato a essere un obiettivo vulnerabile pochi mesi fa, quando ha scelto di continuare a lottare fuori dalle istituzioni. In tanti lo volevano Sindaco. Se si fosse candidato, come minimo sarebbe arrivato al ballottaggio. Ma sinora ha preferito restare in basso. Allora, meglio colpirlo adesso, prima che sia troppo tardi. Saresti sempre pronta a difendere le istituzioni, se fossero rette da ragazzi preparati, che credono ancora nei valori di giustizia sociale, eguaglianza e libertà?

Ciao “cara digos”, Se non ci vediamo, auguri.

Cosenza, ai piedi della Sila, pianeta Terra, Natale 2021,

dalla quarantena per i malati di Covid

 

*mediattivista, insegnante di strada, è stato tra i fondatori della Nuova Guardia ’86 Ultrà Cosenza, del Centro Sociale Autogestito Gramna nel 1990 e dell’associazione Coessenza nel 2006. Già direttore di Tam Tam e Segnali di Fumo, insieme ad altri attivisti promotore della Scuola del Vento tra i bambini rom. Ha scritto per numerose testate. Autore di diverse pubblicazioni, da qualche anno collabora con “il manifesto”

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