Nelle ultime elezioni il quorum dei votanti torinesi si è attestato sotto il 50%, ma ciò non ha impedito alla politica di insediarsi

Quei tre milioni di Cofferati sono un ricordo, occorre, al di là degli appelli di intercettazione dell’elettorato, prendere atto che questi sono altri tempi, e che anzi, la sfiducia generalizzata che porta le persone a dire: “tanto non serve a nulla”, è proprio responsabilità della politica, soprattutto laddove diventa istituzione.

L’errore primario è stato, ma col senno di poi è facile, votare a maggioranza l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti, che al di la della retorica del “possono fare politica solo i ricchi”, ha consegnato il sistema politico a potentati economici.

Un sistema di finanziamento che spesso va a vantaggio delle fondazioni con un meccanismo che di fatto non favorisce la trasparenza. Fondazioni che grazie alla consistenza economica hanno ampi mezzi di influenza sulle politiche, e ciò avviene anche a livello locale.

A livello nazionale occorre evidenziare la grande influenza delle lobby, grandemente facilitata dalla nomina dei candidati alle elezioni esercitata dalle segreterie dei partiti: la tomba della rappresentanza dei territori.

Quindi è del tutto comodo e ipocrita misurare le istanze della società civile sulla base della rappresentanza. Questo di fatto vanifica e “insulta” gli sforzi, le competenze, le intelligenze, che nella difficoltà del “deserto d’interesse” si adoperano, in modo del tutto volontario, per il miglioramento civile e sociale.

Ciò che stiamo vedendo come ampia manifestazione del dissenso attiene ad un problema pandemico, che a tutti gli effetti è e dev’essere transitorio, inutile quindi rifarsi a quello. Dissenso, sebbene abilmente eterodiretto, in gran parte provocato dallo smantellamento delle politiche sociali, e questo va detto, posto in opera trasversalmente dalla politica.

Le istanze della società civile organizzata sono squisitamente politiche, non ci troviamo di fronte ad un malcontento generalizzato determinato dall’antipolitica o che la determina.

Il prescindere da intelligenze e competenze della società civile organizzata inficia un processo di miglioramento della qualità della vita e sfavorisce la pace sociale.

Laddove ci sia una sensata condivisione di sigle la politica ha il dovere di accogliere le istanze, lobby e fondazioni non muovono persone, ma solo denaro.

Ciò deve avvenire in particolare nella politica locale, dove le istanze si collocano nel territorio.

La politica deve uscire dalla comoda strumentalizzazione dei “quattro gatti”.