Il 29 aprile di quest’anno ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali e OIPA facevano ricorso contro il pronunciamento del Tar di Trento, che condannava M57 all’ergastolo nel Casteller. In quei giorni cadeva anche la disposizione di cattura nei confronti dell’orsa JJ4.
M57 aveva aggredito un carabiniere ad Andalo nell’agosto del 2020: la Provincia Autonoma di Trento lo condanna così all’ergastolo, con l’accusa di aver attaccato senza essere stato provocato e di non essersi allontanato in seguito all’attacco. In realtà, dalle stesse dichiarazioni del carabiniere e della sua compagna, che in quel momento si trovava insieme a lui, emerge che i due hanno messo in atto diversi comportamenti sconsigliati, e in questo senso provocatori: il muoversi di notte in un’area naturalistica che costituisce habitat degli orsi, il seguire i rumori prodotti dall’orso, il correre verso l’orso e urlare una volta individuato, ignorando i suoi avvertimenti, ovvero l’alzarsi sulle due zampe posteriori. Ad ogni modo, l’orso provocato non ha attaccato, ma si è limitato a passare all’avvertimento fisico, ferendo il carabiniere. Altro che orso “problematico”, M57 ha reagito forse anche con troppa pazienza alle provocazioni di una persona ignorante della condotta da tenere nei luoghi che stava attraversando. Si tratta del solito atteggiamento antropocentrico e colonialista che vorrebbe gli orsi come peluche ghettizzati nella loro stessa casa su cui lucrare e non individui che si autodeterminano. Si tratta anche dell’ennesimo fatto che mette in luce come, nonostante fosse stato previsto dal progetto Life Ursus e nonostante sia previsto dal PACOBACE, la PAT non si è mai spesa per sensibilizzare e informare la comunità alla convivenza con gli orsi, preferendo limitarsi a cavalcare l’onda mediatica che li condanna per la loro presunta “problematicità”.
Come si è detto, segue la condanna alla captivazione a vita della PAT, che però agisce illegalmente, dal momento che prende questo provvedimento per via orale senza informare l’ISPRA, come previsto dalla legge. Inoltre, la PAT applica il grado più grave di pena prevista dal PACOBACE, contravvenendo però a quanto previsto dallo stesso piano in materia di tutela dell’orso, a dimostrazione che il PACOBACE viene sempre e solo impugnato dalla PAT per uccidere e condannare all’ergastolo. Il primo giudice, senza alcuna indagine e quindi con un’istruttoria decisamente insufficiente, accoglie la condanna e M57 è rinchiuso nel Casteller da quel momento, da poco meno di un anno e mezzo.
Con il ricorso di ENPA e OIPA si prospetta la possibilità per M57 di tornare in libertà, monitorato da radiocollare. Si tratta sicuramente di una svolta per l’orso rispetto all’ergastolo, ma si può chiamare questa davvero libertà? Una libertà falsa, da Big Brother, che non potrà mai essere tale finché non si ragiona e si agisce in ottica della convivenza e non dell’orso “problematico” per le tasche di allevatori e cacciatori e per i voti della Lega.
Oltretutto, c’è una nota dolente: nell’appello si legge che «non può […] escludersi che l’esemplare M57, provato dalla prolungata captivazione, abbia accumulato, in tale contesto di lunga permanenza in un luogo non gradevole, un’aggressività aggiuntiva, determinata dalla captivazione disposta in presenza di presupposti carenti, e dalle particolari condizioni della stessa. […] La Provincia di Trento, consultato preventivamente l’ISPRA, nell’esecuzione della presente sentenza dovrà pertanto valutare se le condizioni attuali dell’esemplare M57 abbiano inasprito l’aggressività dello stesso al punto da suggerire l’adozione di misure diverse dalla sua liberazione». Ciò significa che la PAT, la stessa che ha condannato illecitamente M57 all’ergastolo, intaccando il suo stato psico-fisico e quindi alterando il suo temperamento, rendendolo così potenzialmente più “pericoloso”, sarà anche colei che deciderà dell’effettiva possibilità della sua liberazione.
Come al solito, le colpe degli oppressori ricadono impunemente sulla pelle degli oppressi. Noi vogliamo la libertà per M57, ma non solo, vogliamo la liberazione di tutti gli orsi in Trentino, in un’ottica di convivenza intraspecie.