Sul clamore per l’affermazione dell’assessore del Lazio, Vittorio Agnoletto ha dichiarato: “Gravissima e anticostituzionale è la dichiarazione rilasciata da Alessio D’Amato, assessore alla sanità della regione Lazio, secondo il quale i NoVax dovrebbero pagarsi il ricovero e le cure.

Il diritto alla cura sancito dalla nostra Costituzione (art. 32) e dal codice deontologico di noi medici è universale, a nessuno può essere negata la gratuità dell’assistenza sanitaria in base a pregresse scelte e/o comportamenti individuali; tutti hanno diritto ad essere curati, a prescindere dalle proprie convinzioni religiose, politiche e culturali, a e prescindere dalla propria condizione economica.

Oltretutto la proposta di D’Amato provocherebbe anche un’enorme e paradossale ingiustizia sociale: infatti il trattamento sanitario salvavita verrebbe garantito unicamente ai NoVax facoltosi creando in tal modo una discriminazione basata sulla disponibilità economica.

Vincolare il diritto alla gratuità della cura ai comportamenti individuali, sarebbe come far pagare le terapie antitumorali ai fumatori.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, garante della Costituzione, deve intervenire con grande forza. Mi auguro che il presidente della regione Lazio prenda le distanze dal suo assessore.

Da mesi sono impegnato nella campagna “Nessun profitto sulla pandemia. Diritto alla cura” per superare i brevetti e rendere disponibili il prima possibile e in ogni angolo del mondo i vaccini e continuerò con sempre maggior forza in questo mio impegno. L’obiettivo è sempre e ovunque lo stesso: nessun, per nessun motivo, sia discriminato sull’accesso alle cure sanitarie.

Un’ultima riflessione: non si può un giorno celebrare Gino Strada che operava chiunque, indipendentemente dalla divisa e dalle armi che maneggiava e il giorno dopo fare una graduatoria etica di chi ha diritto alla gratuità delle cure.

La proposta di far pagare le cure a chi rifiuta il vaccino e si ammala di Covid è animata da una precisa logica, e questa logica consiste nell’uso della pandemia come pretesto per imprimere una accelerata importante al processo di distruzione dell’universalità del diritto alla cura e alla salute. Un processo di distruzione del diritto alla cura e alla salute che è in atto da decenni, attraverso precarizzazione, privatizzazione e smantellamento delle strutture pubbliche e derive biopolitica e come il  disciplinamento, la moralizzazione dei comportamenti individuali, finalizzati a trasformare, nel senso comune, il “diritto alla salute e alle cure” nel “dovere di prevenire la possibilità di ammalarsi”.

La pandemia può offrire le giustificazioni materiali e ideologiche per portare a pieno compimento questo  progetto di relativizzazione della certezza del diritto alla cura e alla salute, e la grande novità è che può farlo senza incontrare grandi opposizioni tra le file di una popolazione istupidita dalla stampa borghese a ritenere che il principale problema odierno consista nell’esistenza di persone o gruppi che non vogliono sottoporsi al vaccino, anziché nelle carenze strutturali, carenze tuttora persistenti del Servizio Sanitario Nazionale.

Come disse Federico Zappino un anno fa: tanto minori sono le risorse che consentono di far fronte a una pandemia, tanto maggiore sarà la stretta in termini di colpevolizzazione, moralizzazione e disciplinamento individuali.

Il governo Draghi, da buon governo neoliberista, deve vigilare più attentamente sul ruolo ancillare dello Stato nel creare falsi conflitti sociali e stigmatizzare il dissenso per mezzo di una pericolosa risignificazione di ciò che è “violento” e di ciò che non lo è. Come ha scritto Federico Zappino – Tutto questo serve solo a distogliere l’attenzione generale dalle carenze di cui lo Stato è responsabile, nonché a rendere necessario e ineluttabile un nuovo tipo di rapporto fra Stato, diritti e capitalismo, di tipo chiaramente autoritario.