Un’altra statua di Cristoforo Colombo lascerà la sua posizione centrale: questa volta a Città del Messico, dove sarà sostituita da quella di una donna indigena messicana. Questo è un segnale di giustizia sociale per le donne del Messico e le culture che esistevano prima delle scoperte dell’esploratore Cristoforo Colombo.

Il fenomeno di spostare o abbattere le statue di Colombo e di altri esploratori e colonialisti europei nelle città delle Americhe è iniziato in parallelo con il movimento Black Lives Matter e il riesame globale dell’era coloniale e dell’eredità della schiavitù.

Domenica 5 settembre la sindaca di Città del Messico Claudia Sheinbaum ha dichiarato, citata da Reuters: “Una famosa statua dell’esploratore Cristoforo Colombo su uno dei viali principali di Città del Messico sta per essere sostituita con quella di una donna indigena messicana. Certo che riconosciamo Colombo. Ma ci sono due aspetti: uno è il carattere europeo della ‘scoperta dell’America’, anche se le civiltà esistevano da secoli in Messico e l’altro aspetto è che di fatto un europeo arrivò in America e fece da ponte tra due mondi. E poi venne la conquista spagnola”.

Ci imbattiamo ormai sempre più spesso nel termine neo-colonialismo, una situazione che tuttora oscura il progresso e l’evoluzione dei nostri popoli e l’accettazione e la convergenza delle culture. D’altra parte, esempi come quello sopra citato ci riempiono di ottimismo e rafforzano la lotta per l’inclusione e la solidarietà tra i popoli, cambiando le narrazioni. 

Traduzione dal francese di Thomas Schmid.

Revisione di Anna Polo