Palermo, martedì  6 luglio  ore 17:30 –, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Belmonte RisoCorso Vittorio Emanuele, 365  

Nel quadro delle iniziative culturali del presidio museale d’arte moderna e contemporanea sarà presentato il libro di Ketty Giannilivigni, La Buona ventura, edito per i tipi di Torri del Vento” (2020).  L’autrice del volume, redattrice dell’Agenzia giornalistica Pressenza Italia, racconta in una Palermo dei nostri giorni di una insegnante di storia dell’arte in pensione che “rivede la propria esistenza al seguito di un filo conduttore d’eccezione: l’opera di Caravaggio”. Partendo dal famoso trafugamento della Natività di Michelangelo Merisi nel ‘69, la protagonista trova il motivo ispiratore per “una riflessione più ampia sia sul senso del valore da attribuire a opere d’arte e beni artistici e storici, sia sulla loro tutela mediante un’autentica «assunzione di responsabilità» da parte degli abitanti della città”.

Con la partecipazione dell’autrice, intervengono: Laura Cappugi (Direttore del Centro Regionale del Catalogo e della Documentazione) e Giulia Davì (Storico dell’arte e Dirigente emerito dei Beni culturali della Regione Siciliana). Introdurrà i lavori Luigi Biondo, Direttore del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea.

Di seguito riproponiamo un assaggio del racconto, nel quale si può cogliere tutta l’attualità di una delle tante questioni poste dalla nostra redattrice.

[…]  Mi accorgo di essere arrivata al quadrivio delle Croci, alla mia destra un tempo faceva da fondale architettonico alla strada la splendida Villa Deliella, fino al fatidico 1959 – dieci anni prima del furto del Caravaggio – quando l’edificio, che era stato progettato da Ernesto Basile, venne abbattuto in una notte, sotto gli occhi di tutti, prima del varo di una legge sui beni architettonici che avrebbe scongiurato lo scempio del monumento. Da qualche anno e a più riprese, assistiamo al dibattito relativo alla riqualificazione dell’area dove sorgeva la Villa. C’è chi propone di ripristinare – disegni alla mano di Basile – l’edificio Liberty e chi, invece, ritiene che sia assolutamente da aborrire l’idea di realizzare un falso storico. In ultimo, l’amministrazione pubblica pare abbia deciso di realizzare proprio qui un museo del Liberty. Io penso che il vuoto al posto di Villa Deliella debba essere ripensato come vuoto simbolico, lacuna che andrebbe ordinata e strutturata quale spazio pubblico, testimonianza del sacco di Palermo, squarcio tangibile nella città che induca alla riflessione le cittadine e i cittadini, oltreché le istituzioni, perché l’abbattimento di Villa Deliella è stato un furto alla collettività disattenta e per questo complice. Una premessa indispensabile per avviare una cittadinanza attiva, ovvero l’assunzione di responsabilità da parte degli abitanti della città nei confronti della salvaguardia della bellezza e della storia, anteponendo gli interessi della comunità a quelli personali. Un vuoto come spazio di meditazione, dunque, che per le stesse ragioni avrei lasciato dietro l’altare dell’Oratorio di San Lorenzo dove oggi campeggia una riproduzione fotografica della Natività che per quanto tenga l’illusione dell’opera di Caravaggio, nell’osservatore distratto, e ricostituisca l’unità compositiva e artistica del luogo, tuttavia per gli animi più sensibili rimane una pallida ombra dell’arte del grande Merisi e una cancellazione della storia. Perché non è stata una calamità naturale né una guerra a privarci di Villa Deliella come della Natività, bensì i desideri di singoli uomini e la distrazione e l’ignoranza dei tanti.