Ieri la sezione di A.N.P.I Grugliasco ha celebrato il 78° anniversario della pastasciutta antifascista che la famiglia Cervi organizzò per festeggiare la caduta del fascismo, che coincise con l’arresto di Mussolini, il 25 luglio del 1943

Durante l’evento sono state consegnate le tessere A.N.P.I a cinque nuovi iscritti.

L’ottimo catering è stato preparato da  “Incursioni saporite“.

Quella pastasciutta del 1943 fu un evento memorabile proprio per i valori che espresse: solidarietà, accoglienza, condivisione, antifascismo, temi fondanti della sinistra.

Il 28 dicembre del 1943 i fratelli Cervi, tutti e sette, insieme a Quarto Camurri, furono fucilati al poligono di tiro di Reggio Emilia.

Genoeffa Cocconi la madre di

  • Gelindo,
  • Antenore,
  • Aldo,
  • Ferdinando,
  • Agostino,
  • Ovidio,
  • Ettore,

morì poco tempo dopo quella fucilazione.

Colpisce quanti siano tutt’ora attuali le parole di Adelmo Cervi, il padre:
Pane e pace […]
Intanto fatevi sotto che c’è la pastasciutta! E la gente si fa sotto, eccome, col piatto, la scodella, la zuppiera, con le mani.
Fame non è una parola esotica e strana, […]
Mangiano, è buona […] arriva il contadino, il calzolaio, il postino, la sarta, arrivano reduci in licenza o convalescenza, arrivano anche i Reali Carabinieri.
Il burro i grassi in generale, per molti sono un lusso. […]
I carabinieri stanno attaccando la pastasciutta anche loro […] arriva anche uno con la camicia nera […]
c’è un piatto di pasta anche per lui, non è il momento di fare differenze”.

Ci sono tutt’ora terre nel mondo globalizzato, molte e molto estese, nelle quali per le persone i cibi nutrienti sono tutt’ora un lusso: le parole di Adelmo Cervi devono essere un insegnamento indelebile.

Si è anche molto parlato dei fatti di Genova del 2001 durante del G8; in occasione del ventennale da quei terribili giorni, la sezione A.N.P.I. di Grugliasco è stata presente alla commemorazione di Carlo Giuliani il 20 luglio scorso e ha consegnato il fazzoletto con lo stemma della propria sezione a Giuliano Giuliani, papà di Carlo, accogliendo la famiglia Giuliani nel calore della propria comunità.

Carlo Giuliani è morto per mano del Carabiniere Mario Placanica in piazza Alimonda a Genova il 20 luglio del 2001, durante i fatti che portarono la Corte di Strasburgo a condannare l’Italia per atti di Tortura.

E’ stato individuato un filo conduttore tra quei giorni del ’43 e il G8 di Genova, nei quali un movimento dal basso, spinto dalla volontà di partecipazione, manifestava il proprio dissenso.

E’ stato letto un articolo del 2018 di Patria Indipendente di cui riportiamo uno stralcio:

E continua anche la repressione contro gli antifascisti, disegnata nelle sue modalità operative dalla circolare firmata dal generale Roatta che, il 27 luglio ’43, detta la linea per affrontare (e stroncare) le giubilanti manifestazioni delle piazze antifasciste: “siano assolutamente abbandonati i sistemi antidiluviani, quali i cordoni, gli squilli, le intimidazioni e la persuasione..i reparti devono assumere e mantenere grinta dura..si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria, senza preavviso di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche, non è ammesso il tiro in aria, si tiri sempre a colpire come in combattimento”. (Giorgio Rochat, Le guerre italiane).
L’ordine del generale Roatta, già criminalmente distintosi nei Balcani occupati per la ferocia della guerra antipartigiana e della rappresaglia sui civili, è un rullio di tamburo su una unica nota: “immediatamente passare per le armi. 

Eugenio Allegri ha interpretato “Genova 2001 – Una lezione recitata” di Leonardo Casalino, storico, docente all’Università di Grenoble.

Un ripercorrere quei fatti di Genova del 2001 che certamente desta ulteriori riflessioni, anche in chi li conosce bene.

Fatti di cui alcuni di coloro che li hanno vissuti in prima persona tutt’ora non riescono a parlare, e questa è la dimostrazione della ferita indelebile che fu inflitta a persone che semplicemente hanno pensato di essere libere di manifestare il proprio dissenso.

Fili conduttori.

 

Un’intervista a Fulvio Grandinetti, Presidente di A.N.P.I. Grugliasco