L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha affermato che, nelle ultime due settimane, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 26 strutture palestinesi, per lo più case, nei Territori occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme.Nel suo rapporto bisettimanale sulle violazioni israeliane, pubblicato venerdì, l’OCHA ha spiegato che le misure di demolizione sono state eseguite durante il periodo dal 16 al 29 marzo 2021 con il pretesto che i proprietari non avevano permessi di costruzione rilasciati da Israele.

Le demolizioni hanno sfollato 34 persone, tra cui 15 bambini, e ne hanno colpite altre 40.

“Ventidue strutture sono state prese di mira il 17 marzo in quattro comunità dell’Area C, comprese otto tende sequestrate a Khirbet Tana (Nablus), sfollando 18 persone; e 11 case disabitate sono state demolite nella comunità beduina di An-Nuwei’ma Al Fauqa (Gerico), colpendo 21 persone.

Israele ha anche sfollato 12 palestinesi a Gerusalemme est dopo che quattro case sono state demolite, delle quali tre dai loro proprietari, in seguito alle minacce del comune israeliano.

Durante il periodo in esame, le forze israeliane hanno effettuato 128 operazioni di ricerca e arresto e arrestato 115 palestinesi, tra cui cinque bambini, in tutta la Cisgiordania.

Il governatorato di Ramallah ha registrato il numero più alto di queste operazioni (27), seguito da Tulkarem (21) e al-Khalil /Hebron (18). In un’operazione a Beit Kahil (al-Khalil/Hebron), 21 palestinesi sono stati arrestati.

Anche 63 palestinesi, bambini compresi, sono rimasti feriti e uno è stato ucciso dalle forze israeliane, in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Il 19 marzo, un uomo palestinese di 45 anni che stava lanciando pietre contro le forze israeliane, durante una protesta settimanale vicino al villaggio di Beit Dajan (Nablus), è stato colpito e ucciso con proiettili letali.

Dieci palestinesi sono rimasti feriti a Beit Dajan, nelle proteste che si svolgono ogni venerdì negli ultimi sei mesi, contro l’istituzione di un nuovo avamposto illegale su un terreno appartenente al villaggio.

Per quanto riguarda le violenze dei coloni, il rapporto spiega che questi hanno ferito due palestinesi, danneggiato alcune centinaia di alberi di proprietà palestinese e commesso altri crimini in Cisgiordania.

Entrambi i palestinesi feriti sono stati aggrediti fisicamente, uno vicino alla comunità di Susya (al-Khalil/Hebron) e l’altro mentre lavorava nella sua terra vicino ad al-Khader (Betlemme).

I residenti nei villaggi di Jalud, Khirbet Sarra e Tell a Nablus, e Ras Karkar e Deir Nidham a Ramallah, hanno riferito che circa 300 alberi e alberelli erano stati vandalizzati dai coloni.

A Beit Iksa (Gerusalemme) e Kafr ad Dik (Salfit), i coloni hanno vandalizzato una casa, tre strutture agricole e tre veicoli. Nella zona di al-Baq’a (al-Khalil/Hebron), i coloni hanno iniziato a demolire con i bulldozer la terra palestinese di proprietà privata. I coloni hanno anche bloccato una sorgente vicino a Tubas, impedendo ai pastori palestinesi di accedervi.

 

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