Michail Sergeevic Gorbaciov ha cambiato il mondo tra il 1985 e il 1991. I suoi messaggi sono ancora oggi estremamente attuali.

Si parla ormai raramente di lui. Eppure, in occasione del 90° compleanno di Gorbaciov, di recente perfino il “Washington Post” ha ospitato un contributo in suo onore. L’autrice, Katrina vanden Heuvel, è la vedova del professore di russistica Stephen F. Cohen, deceduto lo scorso autunno, che conosceva personalmente Gorbaciov, ed è coeditrice del settimanale statunitense “The Nation”. Lei sa chi ha ancora oggi qualcosa di decisivo da dire a questo mondo. Il titolo del suo ritratto di Gorbaciov nel “Washington Post” è inequivocabile: “Here’s what leaders facing global crises can learn from Mikhail Gorbachev” (Ciò che i leader possono imparare da Mikhail Gorbaciov per affrontare la crisi globale).

Katrina vanden Heuvel inizia il suo ritratto con una recente dichiarazione di Gorbaciov:

“’Ciò di cui abbiamo urgentemente bisogno è una riflessione sull’intero concetto di sicurezza’, ha detto l’ex Presidente sovietico Mikhail Gorbaciov lo scorso anno, solo un mese dopo che la pandemia di Covid-19 aveva quasi fermato la vita nel mondo intero. Invece di misurare la sicurezza in termini puramente militari, come facciamo di solito, ‘l’obiettivo primario dev’essere la sicurezza umana: la fornitura di cibo, acqua e un mondo più pulito, e la preoccupazione per la salute degli esseri umani”.

Gorbaciov era gradito come riformista

Nel 1985, a 54 anni, Gorbaciov è diventato Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) e capo di Stato de facto. Dal marzo 1990 al dicembre 1991 è stato anche ufficialmente il Presidente dell’Unione Sovietica. Con le sue due pubblicazioni “Glasnost” (Trasparenza) e “Perestrojka” (Ricostruzione) ha iniziato una riforma importante e necessaria. E non da ultimo ha posto nuove priorità di politica estera. È stato lui a rendere possibile la riunificazione della Germania. Purtroppo il 19 agosto 1991 è stato tenuto lontano da Mosca, mentre trascorreva le vacanze estive a Foros, nella penisola di Crimea e messo agli arresti domiciliari. Dalla morte di sua moglie Raissa, avvenuta nel 1999, Gorbaciov vive nella sua dacia in un sobborgo di Mosca.

In Russia Gorbaciov non gode – purtroppo – di grande stima. Viene accusato di aver, per così dire, regalato la DDR alla Germania, senza chiedere un trattato in base al quale fosse vietata l’espansione della NATO verso est. Benché avesse con la glasnost’ e la perestrojka portato avanti delle vere e proprie riforme, si critica la mancanza di un piano per il periodo successivo al crollo dell’Unione Sovietica in cui era stato trascinato senza avere una strategia.

Tuttavia, ciò che ancora oggi non è stato dimenticato anche ai vertici dell’establishment russo, sono gli sforzi di Gorbaciov per il disarmo internazionale. Ad esempio, il ministro degli Affari Esteri russo Sergei Lavrov nel suo discorso alla 43° riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite tenutasi a Ginevra il 25 febbraio 2020 (esattamente un anno fa), ha dichiarato che la Russia vuole riprendere i temi discussi nei colloqui di allora tra Gorbaciov e il Presidente americano Ronald Reagan. La “formula Gorbaciov-Reagan”, in base alla quale in una guerra nucleare non ci possono essere vincitori e che quindi non deve mai essere scatenata, dovrebbe essere confermata o ancor più rafforzata. Purtroppo, la Russia non ha ancora ottenuto risposta da parte degli Stati Uniti.

Gorbaciov chiede ancora oggi un futuro più sicuro

Katrina vanden Heuvel nel “Washington Post” sottolinea che Mikhail Gorbaciov sostiene ancora un mondo più sicuro e chiede soprattutto tre provvedimenti:

“Primo: la militarizzazione non ci rende più sicuri. Come leader sovietico, Gorbaciov ha invece visto in prima persona che spesso aggrava la minaccia della violenza, spingendo altri paesi ad armare anch’essi i propri eserciti. Questi costosi investimenti sottraggono risorse ai bisogni primari, come assistenza sanitaria e istruzione, che potrebbero realmente rafforzare la sicurezza umana. Gorbaciov, uno degli uomini più impegnati nella riduzione delle armi che avesse mai guidato una potenza nucleare, è stato rivoluzionario quando, negli anni ’80, ha chiesto la totale eliminazione delle armi nucleari. È in gran parte grazie alla sua leadership, che l‘85% degli arsenali nucleari americani e russi risalenti alla Guerra Fredda è stato dismesso entro il 2015. Tuttavia, la sua visione della demilitarizzazione non solo rimane incompleta, ma è sempre più minacciata. Sono scaduti importanti trattati sugli armamenti e alcune nazioni, tra cui USA, Russia e Cina, stanno modernizzando i loro arsenali. Gli Stati Uniti, per esempio, pianificano l’acquisto di 600 nuovi missili a lunga gittata con testate nucleari, ognuna delle quali 20 volte più potente della bomba di Hiroshima. Il costo totale? 100 miliardi di dollari! […]. Guadagniamo molta più sicurezza investendo in salute e benessere della nostra civiltà, invece di comprare 600 nuove possibilità per distruggere la nostra civiltà”.

“La seconda importante visione di Gorbaciov è che la sicurezza comincia la con cooperazione, anche quando questa sembra impossibile. Il Presidente Ronald Reagan definiva notoriamente l’Unione Sovietica un ‘impero malvagio’ (‘evil empire’). Questa situazione iniziale avrebbe impedito a molti, al posto di Gorbaciov, anche solo di provare ad aprire un dialogo. Ma come ho sentito spesso dire a Gorbaciov durante le riunioni nel corso degli anni, ‘se non proviamo a fare ciò che sembra impossibile, rischiamo di affrontare l’impensabile’. Quindi si ostinava – e alla fine entrambi i leader hanno capito che nessuno poteva vincere la Guerra Fredda. Come ha affermato Gorbaciov: ‘Abbiamo vinto solo quando la Guerra Fredda era ormai finita’. L’improbabile collaborazione con Reagan ha reso il mondo più sicuro”.

Continua così Katrina vanden Heuvel sul “Washington Post”:

“Gorbaciov ci ricorda infine che uno dei modi migliori per proteggere la nostra sicurezza nazionale è preservare e promuovere le nostre istituzioni democratiche. Gorbaciov ha dimostrato che anche i leader arrivati al potere grazie a dei regimi autoritari possono attuare riforme importanti per promuovere la democrazia. Dal 1985, quando è salito al potere, Gorbaciov ha introdotto le elezioni presidenziali e legislative, che sono ancora oggi le più libere ed eque nella storia della Russia. La sua caratteristica politica di glasnost’ – ossia apertura – ha cancellato sette decenni di censura di Stato. Ha anche investito nel giornalismo indipendente, destinando una parte del suo premio Nobel alla “Novaja Gazeta”, il principale giornale dell’opposizione democratica del paese, che continua a pubblicare importanti reportage d’inchiesta”.

Katrina vanden Heuvel chiude il suo ritratto di Gorbaciov con queste parole:

“Sono passati 30 anni da quando Gorbaciov ha lasciato il potere. Tuttavia la sua fondamentale consapevolezza che la vera sicurezza possa essere raggiunta meglio con la demilitarizzazione, la cooperazione e la democratizzazione vale ancor di più oggi, in quanto le minacce alla nostra sicurezza si presentano in più forme come mai prima d’ora. Comprendere questa nuova situazione non è idealismo. È realismo”.

 

Christian Müller per il giornale online INFOsperber

Traduzione dal tedesco di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid.