Riceviamo e volentieri pubblichiamo la Lettera di Antonella Piras a sostegno dei 45 giovani sardi rinviati a giudizio con pesanti accuse per essersi opposti ai “giochi di guerra” in nome della Cultura della Pace

Uno Stato che non si costituisce parte civile per la strage di Viareggio, che non si costituisce parte civile per il disastro di Quirra, trova opportuno costituirsi parte civile contro 45 giovani colpevoli di opporsi alla presenza delle basi militari in Sardegna, rinviati a giudizio con l’accusa gravissima di associazione a delinquere con finalità terroristiche. Quei quarantacinque giovani, individuati  proprio perché giovani e pensanti, non devono avere futuro, deve essere impedito loro di avere progetti e sogni .

Tra migliaia di manifestanti che dal 2014 portano avanti una lotta sacrosanta contro lo stupro della Sardegna ad opera delle basi militari Nato e delle esercitazioni militari, stupro documentato dall’inquinamento irreversibile del territorio di Teulada e di Quirra,  c’è un popolo e ci sono delle madri.

Alla Pubblica Accusa di questo processo, allo Stato Parte Civile io grido:  “Prendetevela con noi Madri”.

Siamo state noi a metterli al mondo, siamo state noi a  crescerli con le idee e i sogni di un mondo senza lo stupro delle guerre, di un mondo senza l’orrore delle armi. Noi abbiamo trasmesso l’amore e il rispetto della terra dove per caso siamo venuti al mondo. Per questo eravamo e siamo sempre presenti con loro nelle lotte contro lo sfruttamento e devastante di questa terra, a fianco di tutte le popolazioni che lottano per le stesse idee.

Noi li abbiamo cullati, coccolati e accompagnati a scuola, nutriti di pane e pensiero libero e critico, lenito le loro ferite e amati, soprattutto amati.

Ora dovremmo consegnarli a voi, perché siano oggetto dei vostri giochi di carriera e di potere, delle vostre vendette, siano il prezzo del sacrificio che imponete alla Sardegna?

I nostri figli sono  la gioventù migliore di questa terra, lo grideremo forte e ci opporremo con tutte le nostre forze a questo disprezzo della giustizia.

Ci ritroveremo davanti al tribunale, ogni volta che le nostre forze e i nostri impegni di studiose, di lavoratrici, di responsabili della cura della nostra famiglia, dei nostri vecchi e dei nostri malati che questo stato abbandona, ce lo consentiranno. Per chiedere la fine di questa violenta repressione che tenta di annichilire gli ideali i sogni e i progetti delle generazioni future.

Ciao da Antonella Piras