Oggi in piazza Castello a Torino si è svolta una manifestazione antirazzista

Queste manifestazioni sono importanti perché danno voce a chi voce non ha.

l’evento è stato organizzato da:

Certamente la situazione è difficile per tutti, questa pandemia ha causato un ulteriore aumento delle diseguaglianze.

C’è chi sta diventando sempre più povero e chi sta diventando sempre più ricco.

Le persone povere vengono discriminate, lo Stato delega al volontariato, gli stanziamenti per le politiche di welfare sono sempre più esigui, difficile non definirli risibili.

La burocrazia italiana rende le cose sempre più difficili, se esci dal sistema diventi invisibile, impotente.

Tuttavia è innegabile, le persone che arrivano dai paesi africani, asiatici e mediorientali, devono affrontare dei problemi in più: il razzismo, che rende tutto più difficile, spesso il problema del “documento”, quel permesso di soggiorno senza il quale la vita diventa letteralmente un inferno.

Talvolta una persona immigrata deve affrontare un altro girone infernale: il CPR, la privazione della libertà in attesa del rimpatrio, il fallimento di un desiderio, di un progetto per il quale ha messo in gioco e rischiato la propria stessa vita.

Da italiano, bianco, privilegiato, mi rendo conto che è impossibile capire fino in fondo il dolore e la rabbia di chi vive quotidianamente molte difficoltà che io non vivo, tuttavia mi è impossibile non sentire empatia nei confronti di chi ha come unica colpa quella di esser nato dalla parte “sbagliata” del mondo.

L’istanza di uguaglianza è assordante: uguaglianza di diritti, di opportunità, di trattamento, di rispetto.

Anche in questo caso non stiamo imparando dalla storia, le persone oppresse prima o poi si sono sempre ribellate, assurdo pensare che non si verificheranno conflitti sociali qualora non ci sia un’inversione di tendenza.

Il mio timore è che non ci sarà una lotta di “bianchi” e “neri” coalizzati contro un sistema economico che sta quotando in borsa perfino l’acqua da bere, ma qualcosa di molto più incontrollato, dal quale purtroppo i “ricchi” usciranno ancora più ricchi.

I sovietici erano convinti che la crisi del ’29 che ha affamato il mondo avrebbe spazzato via il capitalismo, Gramsci, al contrario, che l’avrebbe rafforzato, e così fu.

Mi viene in mente Edward R. Murrow, che era solito chiudere le proprie trasmissioni del martedì sera per la CBS con la frase: “Buona notte e buona fortuna”.

Alcuni interventi al microfono:

Un altro intervento al microfono: