Col pretesto che l’edificio sarebbe insicuro, la Regione lo terrà chiuso per i prossimi  5 anni, ma tornerà agibile come residenza per gli atleti delle Universiadi del 2025, e poi come “studentato”.

Così ha ripetuto il 10 dicembre scorso il “manager” delle Molinette (proprietarie del Maria Adelaide) in audizione presso la 3^ Commissione della Circoscrizione 7.

Evidentemente ignorava che il 20 luglio scorso il Consiglio comunale di Torino  aveva approvato all’unanimità la destinazione d’uso del Maria Adelaide a presidio sanitario ospedaliero pubblico, sbarrando la strada a speculazioni immobiliari e finanziarie, per rispondere invece al bisogno di salute degli abitanti di Aurora, Rossini e Vanchiglia.

Da quando è scoppiata la pestilenza, la Regione si è rifiutata di fare la sua parte. Sorda alle richieste dei cittadini, ha sempre negato irresponsabilmente  il recupero di quella struttura sanitaria di territorio per la prevenzione e cura della salute di tutt*.

Non aver dato retta alle previsioni scientifiche di una ripresa della pandemia in autunno, e non aver riaperto le strutture sanitarie pubbliche esistenti, ha così permesso all’assessore regionale Icardi  di distribuire milioni di euro alla sanità privata (ospedali, laboratori, case di riposo, e persino alberghi) per ricoverare i malati che gli ospedali pubblici non potevano più ricevere (dopo aver destinato alla degenza persino le sale conferenze e le cappelle interne), e per smaltire le liste di attesa per visite ed esami.

 La Sindaca Appendino, che, con l’assessore regionale Ricca, aveva firmato il pacchetto Universiadi comprendente il Maria Adelaide,  si è poi ravveduta, visto che il 20 luglio scorso ha votato anche lei – con l’intero Consiglio Comunale di Torino –  la Revisione del Piano Regolatore che destina il Maria Adelaide a uso sanitario pubblico.  Una destinazione incompatibile con il lucro sulla sanità e con qualsiasi “studentato” tanto più che  nella sola Circoscrizione 7 di Torino  ne sono previsti altri 4,  per migliaia di stanze, anche di lusso, come se gli studenti fuori sede fossero tutti di famiglia benestante.

La Regione Piemonte, come la Lombardia, rappresenta la punta avanzata delle politiche di privatizzazione della sanità. Basta! Gli ingenti finanziamenti pubblici in arrivo– nazionali ed europei – vanno destinati alla sanità pubblica  per produrre salute per tutti, non profitto per pochi.

ATTAC Comitato torinese