A 25 anni dall’approvazione del PRG, le cui prescrizioni sono state derogate con oltre 500  apposite varianti,  una insolita frenesia anima ora la maggioranza 5Stelle al governo della Città ad avviare la Revisione del Piano.

La procedura, già complessa, viene appesantita da un’inconsueta fase preparatoria, denominata  “Proposta Tecnica” adottata dalla Giunta il 2 luglio 2020, esaminata (si fa per dire) a tambur battente in 4 sedute congiunte di tutte le commissioni consiliari, e approvata dal Consiglio comunale il 20 luglio.

Nessuna audizione, nessun dibattito, nessun parere preventivo, nemmeno quello delle Circoscrizioni, imprescindibile secondo alcuni. Non proprio, se abbiamo capito bene lo scritto del vice segretario comunale.[1]

Le Circoscrizioni, organo democratico elettivo alla pari del consiglio comunale, potranno dire la loro solo nella prossima fase, dedicata alle osservazioni da presentare entro 30 giorni dalla data di pubblicazione della delibera all’albo pretorio, e cioè nel mese di agosto.

Chi aveva appreso con soddisfazione che questa volta alla guida del folto gruppo di lavoro sul PRG era stata designata non un’archi-star, ma una dirigente apicale del Comune, finalmente una donna, ora si  rammarica della sua totale dedizione ai desiderata politici dell’amministrazione. La proposta Tecnica infatti non solo conferma, ma ulteriormente favorisce l’attuazione delle norme del vecchio Piano che non hanno affatto sortito gli effetti positivi a suo tempo decantati:

  • le destinazioni d’uso a residenza e terziario delle grandi aree industriali dismesse non hanno affatto incentivato la ripresa economica, né la qualità urbana e ambientale
  • gli alti  indici di edificabilità hanno aggravato la cementificazione della città, senza nemmeno risolvere il dramma dell’emergenza abitativa, gonfiando le liste di attesa a 30.519  domande di alloggio popolare
  • la volatilità, e peggio ancora, la monetizzazione delle aree da destinare a servizi, ha privato i nuovi e vecchi abitanti di essenziali strutture sanitarie e sociali di prossimità.

La Deliberazione, la Relazione illustrativa, i numerosi allegati tecnici hanno un bell’evocare ad ogni piè sospinto la fine del consumo di suolo, e professare aspirazioni ambientaliste, ecologiche, di tutela del verde. Difficile trovarne traccia di coerente attuazione nei documenti di Revisione del Piano. A parte le due ZAE- Zone agricole ecologiche ai confini nord-ovest della città, non si è trovato nemmeno il coraggio di destinare a verde urbano l’area pubblica di circa 11.000 mq. compresa tra via Madonna della Salette e via Franzoj, oggetto in passato di diversi tentativi di cementificazione poi decaduti, come sembra ormai tramontata anche l’ipotesi di costruzione di un Palavolley, contro la quale si è mobilitata la popolazione chiedendo invece la conservazione e cura del verde esistente.

Al contrario, gli accorpamenti delle Aree Normative, la semplificazione delle norme e una “maggiore flessibilità in relazione alle esigenze di mercato”, sottraggono alla competenza del Consiglio comunale decisioni importanti e le  affidano all’autonomia decisionale di strutture tecniche comunali o miste pubblico-privato consentite dalla Recente Regolamento dei Beni Comuni Urbani. Esemplare è il caso della Cavallerizza: la Proposta Tecnica approvata dal Consiglio comunale conferma totalmente le previsioni di privatizzazione del vecchio piano, recupera al pubblico un migliaio di metri quadri di passaggi pedonali, e lascia ad altri il compito di  “spartizione”  di quel bene storico non più comune.

Sotto la cosmesi linguistica, verbosa, ripetitiva, emerge la chiara volontà di favorire al massimo la discrezionalità nell’uso del suolo e delle regole edificatorie, ripetendo come nel 1995 di voler “rendere la città attrattiva per le attività economiche …” incentivando l’iniziativa privata e gli investimenti come se l’esperienza di questi 25 anni non avesse dimostrato a sufficienza l’errore di fondo di una simile visione della città.

Come se la grande crisi finanziaria mondiale del 2008 provocata proprio dalla speculazione immobiliare, non abbia evidenziato che prima o poi la “bolla” scoppia, e anche Torino, malgrado i grandi insediamenti residenziali e terziari realizzati si ritrova con

  • un’emergenza abitativa drammatica
  • un inquinamento record rispetto alle altre città
  • una disoccupazione tra le più alte
  • un debito pubblico fuori misura.

Ma quel che più sconcerta e indigna è la visione urbanistica della Proposta Tecnica,  concentrata esclusivamente sulla gestione della città fisica, del suolo e degli edifici, non su come devono  essere in funzione delle persone, di chi ci vive, abita, lavora. Persone che in  questi mesi avrebbero avuto bisogno di una rete di strutture sanitarie di base per prevenire la pandemia, individuare tempestivamente i focolai di contagio, effettuare gli interventi sanitari di prossimità per curare a domicilio, filtrare e ridurre i ricoveri e il drammatico affollamento degli ospedali, e salvare molte vite umane.

Nulla di tutto ciò nella corposa documentazione in esame. Non un ripensamento sulla definitiva cancellazione di ben 4 strutture ospedaliere cittadine: Einaudi, Maria Adelaide, Oftalmico e Valdese. Un accenno alla sopravvivenza di quest’ultimo (v.pag. 52 dell’Appendice n.1 alle NTA di PRG) non trova conferma tecnica nelle nuove tavole e fogli del Progetto di Revisione. Sovrana indifferenza (o ignoranza) rispetto ai chiari indirizzi di politica urbanistico-sanitaria espressi dal Consiglio Comunale di Torino con la Mozione n.97 dell’11 dicembre 2017.

Parziale rimedio hanno posto alcuni emendamenti dei consiglieri Curatella e altri, accolti dalla  maggioranza che però ha poi spalancato la strada al grande business del Parco della Salute.

ATTAC Torino presenterà le Osservazioni derivanti dalle considerazioni sopra esposte. Con l’augurio che si facciano sentire anche altre voci torinesi fuori dal coro.

 

[1] “… può sostenersi, con argomenti altrettanto ragionevoli, sia la sufficienza dello speciale procedimento di formazione, sia il carattere endoprocedimentale, o meramente preparatorio, se si seguono gli orientamenti dottrinali, alla luce della propedeuticità ed instabilità di tale atto nella complessa sequenza, dalle indubbie caratteristiche della fattispecie a formazione progressiva, delle modificazioni del PRG che necessariamente accompagnano, per il principio di simmetria formale costantemente richiamato, tali itinerari procedurali”.

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