Una bella manifestazione quella di ieri, fresca, genuina, senza patrocini, sponsor, in poche parole: senza compromessi.

Notevole l’affluenza soprattutto di giovani e giovanissimi, persone che desiderano un mondo che non li discrimini, un mondo sicuro, dove nessuno li aggredisca per strada, un mondo accogliente.

“Il Torino Pride non ci mancherà. Non ci mancherà la kermesse da centomila persone che tinge di rosa l’immagine dello stato e della sindaca, che lava di rosa le coscienze di omo-lesbo-bi-trans-fobici più o meno latenti pronti a farsi scattare foto coi loro brand arcobaleno e l’hashtag #loveislove.”

Come ormai succede da tempo anche questo corteo si è fermato davanti al Comune per protestare. Inequivocabili le dichiarazione che ho raccolto tra alcuni manifestanti: critiche dure e puntuali nei confronti delle politiche sociali tutt’altro che inclusive messe in atto dalla giunta torinese guidata da Appendino.

Queste accuse ormai arrivano da tutte le realtà dell’attivismo sociale torinese, critiche alle quali, stando ai fatti, il Comune sembra essere tutt’ora sordo.

Sono passati 51 anni dalla rivolta di Stonewall, molto è cambiato, ma questa manifestazione aveva quel sapore: una rivolta contro un ordine costituito, oggi fatto anche da associazioni LGBTQIA+ che ormai ricordano i dinosauri e come tali destinate all’estinzione.

Associazioni che rischiano di spaccare il mondo LGBTQIA+, che sembrano ormai solo più mere rampe di lancio per carriere politiche e lobbystiche.

Una manifestazione anche contro le politiche gay-friendly di facciata, contro chi usa un mondo – tutt’ora discriminato – per i propri interessi, a vantaggio della propria immagine.

Molto dure le critiche anche nei confronti della stampa, il che la dice lunga su quanto soprattutto le testate mainstream debbano ancora fare in termini di linguaggio, di attenzione, di rispetto nei confronti di questa comunità il cui sentimento generale è quello di doversi tutelare da certa stampa.

Dopo un lungo momento in piazza Castello, il corteo è partito alla volta di piazza Palazzo di Città per poi transitare a Porta Palazzo e concludersi ai giardini Madre Teresa di Calcutta in corso Vercelli, dove i partecipanti hanno trasformato la manifestazione in una festa e hanno cominciato a ballare.