Ieri, venerdì 19 giugno, si è svolta una nuova iniziativa della campagna per chiedere maggiori diritti per i corrieri delle consegne a domicilio, in particolare il ripristino della possibilità di caricare i loro mezzi di locomozione sul treno.  Molti rider hanno fatto sciopero, non effettuando consegne per tutta la giornata. Si è trattato di un bike strike molto partecipato, che dai Navigli ha attraversato tutto il centro città, passando dalla Stazione Centrale, Porta Venezia e dal Duomo lungo tutta via Torino, per poi tornare in Piazza XXIV maggio. Ad accompagnare i rider anche molti clienti, indignati per un provvedimento discriminatorio che osteggia la mobilità sostenibile, proprio nel periodo in cui il paese intero sembra finalmente affezionarsi alle biciclette, incoraggiato anche dal celebre “Bonus biciclette” del Decreto rilancio.

Facciamo un passo indietro.

Milano, aprile 2020. La città è deserta, gli unici che si muovono ancora per raggiungere il luogo di lavoro sono coloro che esercitano professioni ritenute indispensabili, gli impiegati dei supermercati, gli operatori sanitari, gli addetti alle consegne a domicilio e pochi altri. In quest’ultima categoria si annoverano anche i rider di grande aziende di delivery, con i loro grossi contenitori sulle spalle dai colori sgargianti, il giallo di Glovo, il turchese di Deliveroo, il verdone di UberEats, il rosso acceso di JustEat.

Milano, giugno 2020. Trenord decide di ridurre le corse serali da Milano verso la cerchia suburbana, solitamente utilizzate dai rider per tornare a casa dopo la giornata di lavoro. Le corse restanti sono sovraffollate, anche perché, lavorando a ore, i fattorini preferiscono rimanere il più a lungo possibile a Milano. Nei treni lo spazio destinato alle biciclette è veramente limitato e il distanziamento sociale diventa impossibile. “Ci dispiace, da adesso sono consentite sul treno solo le bici pieghevoli” annuncia la compagnia di trasporti lombarda il 3 giugno e così i controllori iniziano a impedire ai rider di salire con le loro biciclette.

Deliverance, uno dei network che raccoglie riders di diverse compagnie, denuncia quello che è successo a  Emmanuel, un rider che lo scorso settimana a Greco Pirelli è stato sottoposto a fermo e portato in caserma dove è stato trattenuto per 6 ore e ha subito anche violenze, come ha spiegato Angelo Avelli, il portavoce di Deliverance.

Qui le sue parole:

Il divieto di Trenord è l’ultimo smacco per dei lavoratori già vittime di un precariato agghiacciante, privi dei diritti di base e garanzie. Quando viene impedito loro di tornare a casa in treno, ai rider rimangono solo due scelte: dormire in stazione sperando che il capotreno del mattino chiuda un occhio, o lasciare la propria bici a Milano, rischiando di non trovarla più al mattino dopo. Oppure, come Prosper, possono continuare a pedalare fino a casa (nel suo caso addirittura a Novara, a più di 50 chilometri di distanza) dopo un’estenuante giornata passata in sella, magari con condizioni meteorologiche avverse.

Ecco la sua testimonianza: