E’ evidente che i provvedimenti adottati dal Governo con il fine di contenere la diffusione del contagio da Coronavirus stiano producendo uno stato di eccezione e una sostanziale sospensione della democrazia.

Non intendiamo addentrarci in un ragionamento sull’opportunità o necessità di queste misure, ma ci interessa piuttosto evidenziare una contraddizione che potrebbe avere pesanti impatti sociali e sanitari.

In una situazione in cui le cittadine e i cittadini sono letteralmente investiti da divieti e prescrizioni, nello sforzo collettivo e individuale di mitigare il rischio di contagio, non abbiamo letto da nessuna parte il più basilare provvedimento in tema igienico-sanitario: l’accesso all’acqua per tutte e tutti.

In tutta Italia i gestori del servizio idrico mettono in atto, con varie sfumature, la pratica del distacco idrico in caso di morosità o altre irregolarità come quelle individuate dal famigerato l’art.5 del Decreto Lupi che nega l’accesso ai servizi pubblici essenziali, compresa l’acqua, a coloro che sono costretti ad occupare per avere una casa.

Si tratta di una violazione di un diritto umano ancora più odiosa e pericolosa per la salute pubblica in un contesto come quello attuale, quando la prima norma da tutti ripetuta è proprio l’attenzione all’igiene.

Chiediamo, pertanto, la sospensione di tutte le procedure di distacco del servizio idrico:
poiché oggi è ancora più necessario garantire attraverso una norma specifica che l’acqua sia disponibile a tutte e tutti a prescindere da condizioni di morosità o meno.

Un provvedimento dovuto in una fase emergenziale, ma che auspichiamo possa essere affrontato in modo sistemico con il riavvio della discussione della legge per l’acqua pubblica bloccata da mesi, senza reali motivazioni, in Commissione Ambiente della Camera.

Ciò anche alla luce del fatto che gli aumenti tariffari hanno portato migliaia di famiglie a non essere più in grado di sostenere la spesa per l’acqua potabile e aver garantito lauti profitti ai gestori. Pertanto, questo provvedimento deve realizzarsi senza alcun esborso di denaro pubblico, bensì come un contributo dei gestori alla soluzione dell’emergenza.

Si tratta infatti di una misura utile a limitare il contagio, che contribuisce anche a non pesare su un sistema sanitario già provato da anni di mancati investimenti.

Chiediamo al Governo e a tutte le forze politiche di attivarsi perché siamo convinti che se l’acqua è un diritto riconosciuto dall’ONU, non è agli indici di mercato che possono essere affidate le scelte della sua gestione.