Oggi, 17 Marzo, i lavoratori della Sevel, la fabbrica di veicoli automobilistici con sede ad Atessa (CH), si sono rifiutati di recarsi a lavoro. C’è stato un astensione di quasi dell’80%, reso possibile grazie allo sciopero indetto da USB Abruzzo e Coordinamento prov.le SLAI Cobas Chieti, che ha dato loro lo strumento per potersi assentare di fronte all’emergenza Covid-19, permettendo loro di tutelare il loro diritto alla salute.
“Questo è il periodo in cui è previsto il picco dei contagi, ed era quindi importante restare a casa per evitare di creare assembramenti. Non riusciamo a capire come la Sevel, che non produce beni di prima necessità, debba continuare a produrre a tutti i costi. E’ impensabile che un azienda di quelle dimensioni con 6mila dipendenti riesca a mantenere le norme di sicurezza: sia per raggiungere la fabbrica, dove molti dipendenti usano i mezzi pubblici, sia all’ingresso, nelle aree relax. Molti lavori bisogna svolgerli in coppia, ed è impossibile mantenere la distanza di sicurezza” sostiene Fabio Cocco, Responsabile Lavoro Privato USB Abruzzo, in un video sulla pagina facebook del sindacato.
“Con ancora più forza torniamo quindi a chiedere alle Istituzioni, al Presidente della Regione, al Prefetto, alle ASL, di decretare la chiusura di tutte quelle attività produttive non di prima necessità, nell’interesse collettivo di tutta la cittadinanza, almeno fino al 28 Marzo in modo da garantire una riduzione del rischio da contagio.
Oggi gli operai hanno dimostrato grande senso di responsabilità, superiore anche a chi in questa occasione avrebbe dovuto per una volta invertire l’ordine delle cose e far prevalere l’interesse collettivo contro quello individuale. Denunciamo l’atteggiamento irresponsabile dei sindacati firmatari, e della Fiom, che non hanno avuto il coraggio di prendere una posizione netta nei confronti della Direzione Aziendale segno della loro incapacità, subalternità e scarso potere contrattuale per via del CCSL che impedisce loro persino di scioperare.
Il nostro pensiero va soprattutto agli oltre 500 ragazzi interinali che per via della loro precarietà contrattuale sono stati costretti a recarsi a lavoro. Oggi i lavoratori hanno fatto la loro parte.
Crediamo sia stato un segnale importante, di grande responsabilità, adesso la decisione spetta alle istituzioni da cui ci auspichiamo un forte presa di posizione”.
Il Coordinamento prov.le SLAI Cobas Chieti invece dichiara: “i lavoratori non sono carne da macello come da sconcertante pretesa aziendale e dei sindacati firmatari compresa la Fiom. La ripresa produttiva è stata paralizzata grazie alla mobilitazione prolungata lanciata dallo Slai Cobas a tutela dei lavoratori con riduzione dei volumi impostati del 70% rispetto ai giorni precedenti. Si ribadisce la tempestiva chiusura temporanea dell’intero sito Sevel e delle aziende collegate, al fine di tutelare gli operai e le loro comunità di provenienza, come avvenuto negli altri stabilimenti Fca italiani ed europei a seguito emergenza sanitaria da coronavirus in atto fino al 27 marzo prossimo”.
Ad unirsi allo sciopero dei lavori della Sevel c’è anche Rifondazione Comunista, il cui segretario regionale Marco Fars dichiara in una nota: “Rifondazione Comunista Abruzzo sostiene, appoggia e sottolinea l’importanza dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori della Sevel ad Atessa. Se il governo e Confindustria non fermano le produzioni non essenziali, lo fanno i lavoratori, per tutelare la comunità in cui vivono, non solo se stessi. Lo fanno per impedire la diffusione eventuale del contagio sui pullman che portano a lavoro. Lo fanno per non essere veicoli del virus. Lo fanno per tutelare la salute di noi tutti pagando con il proprio salario, attraverso lo sciopero.
Rifondazione Comunista esprime la massima solidarietà e vicinanza ai lavoratori interinali che visto il mancato stop della produzione a causa dei loro contratti precari, stamattina hanno varcato gli ingressi di Sevel e sono a lavoro.
Un monito per tutti: istituzioni, azienda, sindacati e noi cittadini sul valore della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori ai quali non andrebbe mai derogato per la difesa dei diritti di tutte e tutti, a cominciare dai più deboli dentro le fabbriche ovvero interinali e precari.
Rifondazione Comunista ribadisce quanto dichiarato nei giorni scorsi: chiusura di tutte le produzioni non essenziali e la copertura economica e dei salari con un intervento adeguato dello Stato.
Ora governo e istituzioni di controllo: prefetture, Asl, procure, ispettorati del lavoro hanno il dovere di agire per tutelare i lavoratori e fare la propria parte, decretando la chiusura temporanea delle produzioni non essenziali, per una ragione semplice: contenere il contagio”.