Da ieri 16/1/2020 è in vigore il nuovo “Regolamento Beni Comuni Urbani” della Città di Torino. il Coordinamento Beni Comuni di Torino vi si è opposto, manifestando perplessità sulla sua validità ed efficacia e denunciando le mistificazioni e le contraddizioni che hanno caratterizzato il percorso di approvazione di questo Regolamento.

A fronte di una partecipazione della Cittadinanza alla scrittura del Regolamento che è stata più narrata che effettiva – ricordiamo che vi è stato solo un incontro, quello sollecitato proprio dal Coordinamento BBCC Torino del 30/9/2019, che possa definirsi a tutti gli effetti “pubblico” – nella fase di approvazione il Consiglio Comunale (appena 21 voti favorevoli su 40!) ha sancito il ricorso a strumenti propri del diritto privato (fondazione), quale unico baluardo alla difesa dei Beni Comuni (già ritenuti “sovrani”…), mediante il ricorso ad un patteggiamento con il “negozio civico” (non “uso civico” come richiesto dalla Cittadinanza), unico presupposto indispensabile, autentico tranello opportunistico.

Il Regolamento Beni Comuni urbani, approvato dal Consiglio Comunale il 2 dicembre scorso è divenuto quindi efficace da ieri, 16 gennaio 2020. Ma è davvero immediatamente attuabile?

Ad una prima lettura non superficiale, appare evidente che mancano all’appello alcuni passaggi procedurali decisivi:
– la formazione dell’elenco degli immobili (art. 5, con il supporto delle Circoscrizioni…)
– istituzione dell’Albo dei Garanti mediante bando pubblico (art. 6)
– la costituzione della Consulta Permanente dei beni comuni urbani.

Senza questi adempimenti, il Regolamento non è applicabile.

A meno che l’intenzione dell’Amministrazione sia quella di procedere costituendo ad hoc, per ogni situazione, “tavoli separati” per condurre trattative “privatistiche”, presentandoli come inderogabili per cause di forza maggiore o per giustificare sgomberi “agrodolci” sotto la supervisione del Prefetto. Come quello della Cavallerizza Reale perfezionato l’11 novembre 2019 e sbandierato come grande successo, che può essere considerato una sorta di prova di forza generale, camuffata come “partecipata” e “trasparente”, ma in piena coerenza con l’uso privatistico dei Beni Comuni che si intende attuare con un Regolamento basato sul diritto privato!

17 gennaio 2020

Coordinamento Beni Comuni Torino