Dal sei all’otto dicembre si è tenuta a Torino la seconda edizione di Lesbicx, contenitore di cultura, politica, socialità lesbica, organizzato da un gruppo di lavoro composto da lesbicx di varie città –
Roberta Padovano, Carla Catena, Paola Guazzo ed Elisa Manici – insieme all’associazione Maurice GLBTQ.

Evento nato all’insegna della mescolanza e della volontà, da parte di una soggettività lesbica autorevole e che interroga la complessità del presente, di assumere in sé tutte le soggettività considerate fino a ieri marginali: le donne migranti, quelle trans, le intersex, le persone non binarie, le persone con disabilità, le neurodiverse, le grasse, con tutte le intersezioni possibili.

L’evento è stato un successo ben oltre le aspettative delle stesse organizzatrici: dal venerdì pomeriggio alla domenica negli spazi di via Baltea sono transitate centinaia di lesbicx, molte arrivate apposta da altre città, e qualcuna addirittura da altri Paesi. I due snodi politicamente più urgenti e significativi sono stati la presa di parola – finalmente – di lesbiche africane richiedenti asilo, e quella della soggettività trans-lesbica.

La giornata di domenica è stata dedicata all’assemblea, con una prima parte in cui le partecipanti si sono divise in tavoli tematici, e una seconda di plenaria. L’interrogativo più grande era se le convenute desiderassero o meno cercare di stabilizzare l’esistenza di Lesbicx, nella molteplice forma di nuovi eventi da organizzare sul territorio nazionale e dello sviluppo di una rete tra soggetti lesbicx. La risposta delle presenti è stata nettamente positiva, ed è emerso, letteralmente, un fiume di idee, con alcuni punti fermi sui quali il consenso è stato unanime: nessuna vuole diventare un’associazione tradizionalmente intesa, né costruire un apparato, ma una rete che sia al contempo leggera e solida, e al cui interno i rapporti di fiducia siano tali per cui sia possibile anche prendere parola pubblica come Lesbicx, quando necessario.

Ci potranno essere altri eventi nazionali Lesbicx, simili alle due edizioni del 2019, organizzati fluidamente da un gruppo che possa cambiare e/o integrarsi a rotazione, composto da una realtà locale che faccia in qualche modo da garante, più un insieme di persone di varie città, che lavorino da remoto, come è accaduto per questa edizione torinese con l’associazione Maurice GLBTQ.
Ma sono emerse, forti, anche due idee per ritrovarci in modalità diverse: una è creare spazi laboratoriali di formazione e autoformazione, dove fare pratica di linguaggi (dalla comunicazione tout court ai social, e non solo), accoglienza e ascolto. La seconda, accolta con entusiasmo collettivo, è organizzare la prima Dyke march italiana, da svolgersi possibilmente a Roma e, come
da tradizione delle Dyke march in giro per il mondo, il giorno prima del Pride ufficiale. Sarà un modo per scendere in piazza coi nostri corpi in quanto lesbicx, portando con noi tutte le nostre differenze, rendendole visibili, in una dimensione nazionale. Sarà un momento di gioia e di ebbrezza dionisiaca collettiva.

Tra le tante proposte, anche l’idea di costruire nodi territoriali in modo simile a quanto fatto da Non una di meno, e quella di stabilire una connessione con questa fortissima rete femminista, andandoci a presentare a una loro assemblea nazionale.

Sui metodi di lavoro, altri punti significativi emersi sono continuare a essere inclusive di tutte le soggettività emergenti che si riconoscano lesbicx, cercare di coinvolgere le compagne migranti e trans anche nell’organizzazione, impegnarsi sempre a utilizzare la comunicazione non violenta, sia di persona che nelle comunicazioni a distanza, utilizzare il femminile universale, insistere sull’uso dell’applauso silenzioso per rispetto delle persone neurodiverse.

Al momento questo magma di idee e desideri, questo fiume carsico, certamente presente da tempo, ma che finora non aveva avuto spazi e opportunità per emergere, sono ancora in divenire: dobbiamo lasciar sedimentare un minimo le idee, senza lasciar trascorrere troppo tempo, e trovare tra di noi un modo di comunicazione efficace. L’auspicio è che la volontà politica e anche affettiva di stare insieme prevalga su eventuali disaccordi sugli step da seguire, per arrivare tutte insieme alla creazione di un soggetto Lesbicx forte e leggero, gioioso e potente, accogliente e battagliero, a cui sempre più persone desiderino contribuire.