Il 15 giugno si è svolto uno dei più importanti appuntamenti del mondo civile torinese, il Torino Pride.

“Over the Borders” era il titolo di quest’edizione. “Il superamento di confini, sbarramenti e steccati non è infatti soltanto legato alla liberazione di persone e comunità segregate, compresse o discriminate. Confini e limiti non hanno nulla di naturale”. Sono alcune parole della presentazione del Pride di quest’anno. Uno sguardo sul mondo, uscire fuori dal cosiddetto “giardino” della comunità Lgbt torinese ed italiana era forse uno degli obiettivi del Coordinamento Torino Lgbt Pride e di tutte le realtà che lo compongono con l’obiettivo di organizzare quest’evento cittadino importante.

Infatti si potrebbe parlare di un corteo molto giovane, di ogni orientamento sessuale, identità di genere e di provenienza. In poche parole un’Italia che i governanti di Roma faticano ad accettare e si rifiutano di accogliere. Mentre nell’Italia di oggi si mette ancora in discussione il diritto all’aborto, la libertà sessuale, si nega ancora il diritto all’acquisizione della cittadinanza ius solis e si cerca di ridefinire il concetto di famiglia con un’ottica sessista ed omofoba, a Torino decine di migliaia di persone hanno dimostrato di voler crescere e vivere in un’Italia diversa; più libera e democratica.

Infatti oltre il mondo dell’associazionismo Lgbt torinese si vedevano i cartelli critici nei confronti del governo ed a favore dei porti aperti per accogliere i migranti in fuga. Non ci sono sfuggiti anche i numerosi riferimenti a Marielle Franco; politica, sociologa e attivista brasiliana assassinata il 14 marzo del 2018.

In poche parole, un Pride accogliente, inclusivo e molto partecipato.

Murat Cinar