“Su indicazione dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, inoltrata per il tramite del prefetto di Ancona, che l’ha condivisa, il presidente della Repubblica ha conferito alla giornalista italo-siriana Asmae Dachan l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. L’onorificenza verrà consegnata domani, in occasione della Festa della Repubblica, nel corso di una cerimonia alla Prefettura di Ancona. Il riconoscimento riguarda l’attività professionale di Dachan, i suoi coraggiosi reportage dai teatri di guerra in Siria, dai campi profughi e da città teatro di gravi episodi di terrorismo, oltreché il suo costante impegno per la pace e l’integrazione tra i popoli.

Tra i suoi maestri spirituali cita spesso padre Paolo Dall’Oglio, scomparso a Raqqa il 29 luglio 2013. E, parafrasando una frase del “gesuita del dialogo”, dice di essere una «islamica innamorata di Gesù».”

Comincia così l’articolo che Avvenire, quotidiano con il quale Asmae collabora, rende nota la decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di insignire questa nostra collega dell’alta onorificenza repubblicana per i meriti citati.

Per molti di noi, a partire da chi scrive, le onorificenze spesso e volentieri lasciano il tempo che trovano. Ma in questo caso no. Asmae è una cittadina italiana, una giornalista italiana, una credente italiana di rito islamico, figlia di genitori siriani trasferitisi in Italia tanti anni fa. Quindi lei è una di quelle persone italiane “di seconda generazione”. Porta il velo, Asmae. Ma non ha mai aderito ad organizzazioni o comunità di credenti. Piuttosto vive il suo impegno, e la sua fede, in modo laico e impegnato. Ad esempio collaborando con la Croce Rossa Italiana, con testate cattoliche, partecipando a iniziative non confessionali. E’ insomma uno dei volti di quell’Islam illuminato ed europeo che serve all’Italia, all’Europa e all’Islam stesso per far compiere alle “seconde generazioni” la scelta dell’integrazione valoriate, dell’Islam europeo, non quella dell’islamizzazione del radicalismo. L’islamizzazione del radicalismo, come insegna Olivier Roy, colpisce soprattutto nelle nostre periferie quei giovani, quelle “seconde” o “terze” generazioni che preferiscono la rabbia, la collera, alla luce. Il bivio tra collera e luce Asmae lo conosce, sa che collera e luce sono i due poli che padre Dall’Oglio ha indicato nel suo ultimo libro, scritto poco prima del suo sequestro. Un bivio che Paolo viveva dentro di sé, e che risolveva grazie alla forza della luce della sua fede. Ma quel bivio c’è, esiste, alberga in tutti noi, soprattutto oggi. Illudersi di poter governare o far governare la rabbia senza portare la testimonianza della luce, religiosa o agnostica, ma comunque umanista, è un’illusione pericolosa. E qui un altro aspetto di Asmae emerge: lei origina in quella Siria la cui devastazione ha avviato la devastazione e l’inquinamento dei pozzi, di tutti i pozzi mediterranei.

Quel che è accaduto in Siria ha equivalso all’apertura di un vaso di Pandora pluricontinentale che non abbiamo capito né valutato appieno. Chi oggi si oppone alla vendita di armi all’Arabia Saudita dopo aver esaltato la pulizia confessionale, il genocidio perpetrato dalla giunta Assad, dimostra soltanto mancanza di consapevolezza pur facendo, alla fine di un percorso sbagliato, una scelta finalmente giusta. Così l’impegno e la qualità dei servizi giornalistici di Asmae rappresentano un potente strumento di illuminazione, soprattutto alla luce dell’enorme portato di rabbiosa devastazione causato dall’orrore siriano. Ecco perché anche Articolo 21, proprio come il Presidente Mattarella, ha deciso di assegnarle uno dei suoi premi, marcando la piena condivisione di una scelta che segna un salto di qualità importante per una Repubblica che crede nei valori dell’inclusione, del vivere insieme, della luce. Chi vi ha visto una sottomissione all’Islam ha dimostrato che rinunciare alla luce è sempre autolesionista.

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