E’un grido di battaglia ispirato dalla terribile crisi climatica che molti hanno celebrato per anni, ma che ancora non è stata affrontata con determinazione dal mondo intero. Rimane quindi la domanda: cosa è in definitiva più importante: l’acqua o il petrolio? Il mondo umano è assetato di entrambi. Ma quale dei due garantirà la sopravvivenza definitiva della vita su questa piccola sfera chiamata Pianeta Blu? Il dilemma della moderna civiltà umana e la tragedia del pianeta sono la stessa cosa. La mancanza d’acqua alla fine li ucciderà entrambi, e anche l’abbondanza di petrolio alla fine li ucciderà entrambi.

Di conseguenza, in Canada, come in ogni altra parte del mondo, esiste una fatale separazione tra il dichiarato desiderio di proteggere e prendersi cura del mondo naturale del Pianeta Terra e delle sue risorse limitate e la realtà antagonista del disperato e crescente bisogno politico-corporativo-sociale dell’umanità di quantità sempre più copiose di petrolio e combustibili fossili necessari per continuare: a far funzionare tutti i suoi veicoli, aerei, treni e navi; a coltivare tutte le sue colture alimentari per una popolazione in continua esplosione; a far funzionare una miriade di cose fatte dall’uomo e derivate dal petrolio nel mondo moderno, che mantiene gli esseri umani impegnati finanziariamente e fa andare avanti l’intero business della vita senza intoppi.

Eppure, per mantenere il mondo dell’umanità funzionante come è, significa che quantità sempre maggiori di acque pure, preziose e limitate del pianeta devono, verosimilmente, continuare ad essere consumate, inquinate e distrutte per perpetuare il modo di vivere della civiltà umana, irrimediabilmente dipendente da combustibili fossili, che è l’inferno chino sulla autodistruzione del nostro, squisitamente bello, Pianeta Blu. E’ un cliché dire che il tempo ha superato da tempo il punto critico in cui l’umanità non può avere entrambe le cose. Ogni essere umano deve, una volta per tutte, scegliere da che parte si trova e poi accettare le conseguenze di qualsiasi lato abbia scelto.

Un primo esempio della decisione di continuare a scegliere la dipendenza fatale dal petrolio e dai combustibili fossili è la recente approvazione del Canada di continuare la costruzione del suo oleodotto Trans Mountain dalle sabbie bituminose dell’Alberta alle acque costiere della British Columbia che aumenterà il flusso di bitume sporco e tossico – una delle sostanze più sporche di tutte quelle di cui si conosca l’esistenza – ad un mondo senza speranza, ma che è ancora aggrappato alla roba nera. La decisione del Canada si scontra con qualsiasi accordo di Parigi costantemente riaggiustato o con la proposta di un grandioso Piano Ambientale Verde progettato per aiutare l’umanità a cacciare una volta per tutte la sua fatale attrazione verso quella che alcuni chiamano “La Morte Nera”. Questo copre la menzogna di cercare continuamente di avere la propria torta per mangiarla.

E’ sempre un fatto curioso notare che il petrolio è ciò che rimane come sottoprodotto di una delle epoche più primitive della Terra nel suo percorso evolutivo ma è anche forse la causa principale di quella che gli scienziati ora chiamano l’Epoca Antropocene nella storia geologica che è in procinto di replicare la sesta grande estinzione di tutta la vita sulla terra.

Sono i sottoprodotti come il bitume che stanno alimentando l’estinzione di quest’epoca e letteralmente ogni aspetto della civiltà moderna del mondo umano. Dobbiamo continuare a ricordarci del fatto che tali decisioni stanno portando, se non accelerando, questa distruzione geologica e, per arrivare a questo, bisogna, consapevolmente e volontariamente, continuare a consumare e distruggere sempre più grandi quantità delle preziose e finite fonti naturali di acqua della terra; l’acqua che, letteralmente e figurativamente, è l’essenza stessa della vita che, nel lungo periodo, è l’unica cosa che sostiene tutti gli esseri viventi della terra mentre viaggiamo sicuri nel tempo e nello spazio, tutti insieme, sulla nostra piccola e resiliente sfera blu attraverso un universo incredibilmente duro, spietato e ostile. Pertanto, non importa come altro si può dire: L’acqua è la sostanza più sacra di tutto ciò che protegge il viaggio che stiamo facendo insieme.

Questo dovrebbe essere il singolo mantra che gli abitanti del Canada e di tutto il mondo ripetono a sè stessi quando si svegliano ogni mattina per salutare il nuovo giorno. È un mantra da ripetere, come pure, durante la luna piena di ogni mese, quando possiamo sentire particolarmente le acque del nostro corpo, misticamente, che vengono spinte in questo modo o guardare come le correnti e le maree causano il flusso e il riflusso delle acque del pianeta. E ’un mantra da ripetere ogni volta che apriamo un rubinetto per riempire un bicchiere d’acqua per dissetarci e poi fermarci un attimo per ringraziare e riflettere su tutta la storia dell’infinito viaggio della terra attraverso il tempo e lo spazio e la sua capacità di placare la sete di ogni sua forma di vita con le stesse acque che letteralmente e figurativamente ci sono sempre state dall’inizio del tempo e ci saranno sempre fino alla sua fine ultima.
Tale consapevolezza dovrebbe dare motivo di soffermarsi un attimo più a lungo prima di placare la sete per comprendere quanto sia meravigliosa questa preziosa e finita sostanza che è già stata nei corpi di tanti esseri umani, famosi o infami, o che ha percorso un viaggio circolare così lungo di eoni attraverso noi stessi e altre innumerevoli creature viventi e forme di vita che risalgono fino agli antichi dinosauri, e oltre, e continua ad arricchire la nostra vita come ha fatto con la loro. E’ un mantra da ripetere soprattutto prima che i canadesi e i popoli del mondo decidano di dare ulteriore sostegno all’ordine mondiale aziendale che continua a perseguire uno stile di vita distruttivo alimentato da combustibili fossili che, ogni giorno, attraverso la primitiva e brutale estrazione di innumerevoli minerali sporchi, tossici e velenosi, distrugge per sempre quantità colossali di questa preziosa e finita sostanza senza la quale la Terra non sarebbe più blu, ma diventerebbe solo un altro scafo marrone, ruvido e senza vita che si muove nello spazio vuoto.

In un articolo d’opinione del National Observer (“The Juggernaut of corporate oil must be stopped” del 18 giugno 2019), Guujaaw, un capo ereditario Gidansta della nazione Haida, che è anche consigliere delle prime nazioni costiere della British Columbia, si è espresso in risposta alla decisione del primo ministro canadese Justin Trudeau di approvare l’estensione del controverso TransMountain Pipeline dalle sabbie bituminose dell’Alberta alle acque costiere della British Columbia e oltre.

Le parole del Guujaaw, che qui riportiamo, sono una versione eccezionalmente ispiratrice del “Grido di battaglia del Pianeta Blu”, che è una versione moderna di un grido vecchio di secoli che è stato suonato in ogni angolo della terra, molte volte, in tanti modi quanti sono la moltitudine di ottimi oratori che sono mai venuti ed andati sulla nostra terra. Dovrebbe essere presa come una rinnovata risposta vivente a tutti quei politici canadesi – leader indiani – manager dell’energia, e agli elettori che si considerano, consciamente o inconsciamente, parte dell’ordine mondiale aziendale in quanto continuano volentieri e consapevolmente a incoraggiare il sacrificio delle preziose risorse finite della terra che invece di essere lasciate in eredità alle generazioni future, continuano invece ad essere utilizzate in modo improprio per soddisfare qualsiasi bisogno egoistico ed immediato dell’umanità.

Guujaaw, capo Gidansta, cerca di evocare a tutte le nostre menti quali sono le responsabilità fondamentali di questo periodo di vita nell’evoluzione della terra, quando ci ricorda che:
Nel corso degli anni di battaglie legali e di un esame molto misurato delle questioni aborigene, la Corte Suprema del Canada (SCC) ha dato una definizione ben ponderata dei diritti e del titolo aborigeno nel contesto del Canada nel mondo moderno.
I diritti degli aborigeni sono un diritto di vasta portata della collettività, non solo per la generazione attuale, ma per tutte le generazioni successive. I diritti includono anche una componente economica unita ad un “limite intrinseco” molto ponderato e appropriato, che richiede che la terra “non sia usata in un modo che sia inconciliabile con il legame che un gruppo aborigeno ha con la terra” e che non sia gravato in modi “che priverebbero sostanzialmente le generazioni future del beneficio della terra”. Questo è, infatti, un limite che, se applicato a tutti, potrebbe essere molto importante per la cura della terra.

In tempi difficili, il nostro popolo si è preso cura della nostra terra e ci ha restituito i nostri diritti, lasciandoci una solida base giuridica per farci carico delle nostre responsabilità. Questo ha cambiato la dinamica giuridica e politica che richiede ai governi e alle industrie non solo di consultarsi, ma anche di mediare, mentre la Corte Suprema chiede anche la “riconciliazione”.
E così è cominciato: dal sacrificio e dagli sforzi fatti dai nostri campioni per prendersi cura delle terre è arrivata l’attenzione di Corporate Oil, con la soluzione sperimentata di comprare semplicemente la sua strada.

Indipendentemente dal proprietario o dal nome, un oleodotto e tutto ciò che ne deriva supera il “limite intrinseco” e di certo non porta con sé alcun diritto aborigeno. Non c’è nessuno tra noi di qualsiasi colore o credo che possa rivendicare il diritto di ignorare il vicino a valle, o che possa rivendicare il diritto di trascurare la vita. Non c’è nessuno di noi che abbia il diritto di danneggiare la grande balena assassina o il piccolo cirripede.

Un oleodotto indiano sarebbe un’impresa come qualsiasi altra e non è “riconciliazione”, bensì una violazione e una minaccia.
Siate certi che l’apparato che uccide questo pianeta è malvagio e sembra intenzionato a completare le sue sporche attività. Guadagna forza con la violenza esercitata sui servitori che obbediscono ai suoi ordini e sono alle sue dipendenze. Comanda abbastanza per reclutare i nostri cugini se non anche me e te.

Lasciato ai suoi meccanismi questo Juggernaut continuerà ad uccidere il nostro pianeta, e senza alcun intervento, il nostro destino è ormai definito; potremmo anche preparare un’uscita dignitosa, ma sarebbe irresponsabile.

Anche se questo progetto deve essere fermato, non aspettatevi che gli indigeni prendano il comando. Gli indiani sono pochi in numero, stanchi di combattere e, insieme alle moltitudini, distratti dai giochi di società e cercano di pagare le bollette. Siamo troppo facili da imprigionare, troppo facili da uccidere e, come vedete, fallibili come tutti gli altri.

Siate certi, tuttavia, che le popolazioni indigene si battono in prima linea per la salute del pianeta, sostanzialmente per l’aria e l’acqua pulita. La maggior parte di noi ama questo pianeta e rispetta la vita prima del denaro.

I bambini di tutto il mondo ci chiedono di porre fine a questo comportamento incauto e di risolvere questo problema. Gli adulti ignorano ancora i sintomi ed evitano la cura.

Raggiungete i vostri compagni di terra nonostante le divergenze e dedicate un po’ di tempo per risolvere questo problema. In ognuno di noi c’è una misura del bene e della comprensione della verità, e da qualche parte c’è la soluzione. Non c’è bisogno di mettere nessuno in pericolo.

Noi, le moltitudini, abbiamo permesso che si arrivasse a questo. Noi, i creatori del Juggernaut, dobbiamo sistemare le cose insieme.
Così, con questa esaltazione delle sagge parole del Guujaaw, non resta altro da dire se non che ogni essere umano in Canada e in ogni altro paese debba fare quello che la coscienza e la morale individuale suggerisce per fermare tutte le azioni dannose del nefasto Juggernaut e dei suoi soldatini nel mondo che quotidianamente stanno uccidendo progressivamente tutte le nostre vite e quella del nostro cristallino Pianeta Blu.

Ogni essere umano deve ora prepararsi e dire la verità al potere in vista della prossima ondata di propaganda che continuerà ad essere scatenata per cercare di convincerci tutti che pompare ancora più bitume in tutto il mondo, è giusto e giusto per la Columbia Britannica, il Canada e tutti gli altri.

Jerome Irwin

Traduzione dall’inglese di Annalaura Erroi