Greenpeace Italia ritiene che quanto contenuto nella bozza del cosiddetto Decreto sicurezza-bis, proposta a inizio mese dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e arrivata ormai alla sua terza versione, rappresenti un tentativo di attaccare e indebolire il dissenso e l’opposizione sociale.

Anche il Consiglio dei ministri, convocato nella tarda serata del 20 maggio, ha riconosciuto delle criticità nel provvedimento non ancora approvato. In particolare, l’introduzione di multe per chi soccorre i migranti in mare avrebbe violato alcuni trattati internazionali, come la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita in mare e la Convenzione Sar sulla ricerca e il salvataggio in mare, che impongono a qualsiasi tipo di imbarcazione di soccorrere chi si trova in difficoltà. Sei esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la criminalizzazione di “attori umanitari che forniscono servizi salvavita indispensabili per proteggere la vita e la dignità degli esseri umani” prevista dal provvedimento.

Per Greenpeace si assiste all’ennesima campagna di promozione dell’odio alla vigilia di un voto che dovrà definire da che parte sta l’Europa rispetto alla tutela dell’ambiente, della solidarietà e delle nostre responsabilità rispetto a popoli interi impoveriti da decenni di guerre, sfruttamento e sempre più dai cambiamenti ambientali e climatici. I ripetuti tentativi di approvare il cosiddetto Decreto sicurezza-bis, prima delle elezioni europee, sono solo odiosa propaganda che nasconde i veri problemi di sicurezza del Paese, non ultima un’emergenza climatica sempre più evidente.

A dispetto delle successive limature, questo decreto non fa altro che rafforzare le restrittive politiche migratorie promosse dal governo italiano che colpiscono e criminalizzano chi presta soccorso in mare. Sebbene Greenpeace non si occupi attivamente di attività di soccorso in mare, ha il dovere di ribadire che salvare vite – in mare come altrove – non può, in nessun caso, essere considerato un crimine. «Siamo un’organizzazione nata sul mare. E la prima regola di chi naviga è che non si lascia nessuno in mare», dichiara Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.

La settimana scorsa, durante il comizio per la chiusura della campagna elettorale per le Europee a Milano, il ministro dell’interno ha citato Gandhi, uno dei massimi esponenti del pacifismo e della non-violenza. Eppure, il provvedimento da lui proposto, in alcuni suoi passaggi, sembra scontrarsi palesemente con quanto auspicava il Mahatma e rischia di portare alla riduzione degli spazi di libertà e democrazia. Evocare Gandhi e allo stesso tempo criminalizzare la resistenza passiva e la protesta nonviolenta è sintomo di una deriva pericolosa.

Il cosiddetto Decreto sicurezza-bis, inoltre, non farebbe altro che aumentare ulteriormente il clima di odio e di xenofobia che si sta diffondendo nel nostro Paese. «Rischia anche di essere l’ennesimo passo verso lo smantellamento di un sistema di garanzie democratiche cui tutti teniamo, e che tutelano anche quelle persone fragili ed esposte che oggi sono, forse, fra le più illuse che la ‘caccia al migrante’ possa migliorare la loro condizione. È vero il contrario: solo restando umani, e difendendo i diritti di tutti, i più deboli potranno sopravvivere alla Legge del più forte», conclude Giannì.