L’altro ieri sera mi è capitato di vedere le immagini degli scienziati che, alla Nasa, aspettavano con ansia l’atterraggio della sonda inviata su Marte, la quindicesima della storia. Dopo “7 minuti di terrore” sono esplose le emozioni e le dichiarazioni alla stampa sono arrivate da volti visibilmente alterati dalla tensione accumulata e dalla felicità per il successo dell’operazione. A partire da questo momento avremo permanentemente i dati dell’attività interna del pianeta rosso, presente da sempre in tutta la letteratura fantascientifica. Dati di attività sismica e dati di temperatura. Qualcuno sicuramente ha già iniziato a immaginare il tempo in cui gli umani potranno scegliere di fare una bella vacanza su Marte!

Non mi so spiegare invece perché non mi è riuscito di entusiasmarmi a una simile notizia. Eppure sono stata anche io una fan di Ray Bradbury e delle sue Cronache Marziane.

Forse è per il fatto che il meraviglioso artefatto tecnologico che ha messo piede ieri su Marte, si occuperà dell’attività sismica e della temperatura, forse mi ha fatto ricordare gli ultimi devastanti terremoti e mi ha fatto pensare subito all’aumento della temperatura globale che mette a rischio la nostra vita su questo pianeta. E questo pianeta, perdonatemi il patriottismo solo questa volta, è parecchio ma parecchio più bello e vivibile di Marte. Per ora.

Certo, ci sono anche gli scienziati che da tempo gridano all’allarme climatico, ma si vede che il mondo che finanzia il progresso scientifico e la sua applicazione tecnologica, ancora non si entusiasma abbastanza per le bonifiche dei territori, il cambiamento delle fonti energetiche, la riconversione dell’industra bellica, la sostituzione della plastica con materiali riciclabili davvero, la riduzione delle combustioni, il riciclo, il riutilizzo e tutte quelle pratiche virtuose che ci permetterebbero di tenerci questo splendido pianeta come casa ancora per un bel po’. Forse è più figo immaginare l’astronave di Interstellar (film USA 2014) che trasporta i resti di una umanità triste, ma scientificamente preparata, su un pianeta dall’altra parte dell’universo. Certo.

Vorrei far presente a quei signori che per ora, con una sonda costosissima, che per puro culo non si è sfracellata sul suolo vanificando la missione, prendiamo attività sismica e temperatura su Marte, mi sembra che siamo ancora un po’ lontani dalla super-mega-astronave salvatutti. Nel frattempo, fra guerre e inquinamento di tutti i tipi, qui invece si accelera con il processo distruttivo.

Di sicuro gli scienziati che urlano al disastro ambientale e i giornalisti che ne parlano, con dati alla mano, non hanno quella fantastica alterazione dipinta sul volto. Ma si sa, gli stati alterati di coscienza sono il motore che ha spinto questa specie fin dai tempi di Lucy e il suo rapporto ambivalente col fuoco.

È giunta forse l’ora di avere delle priorità chiare?

Nota: Lucy è il nome con cui viene comunemente identificato il reperto A.L. 288-1, consistente in centinaia di frammenti di ossa fossili scoperti nel 1974 in Etiopia, che rappresentano il 40% dello scheletro di un esemplare femmina di Australopithecus afarensis. In Etiopia il reperto è anche conosciuto come Dinqinesh, che in lingua amarica significa “sei meravigliosa”.