Articolo di Paola Meli

Pirandello da Parigi ad Agrigento contro odi, pregiudizi e paure. Esemplari gli studenti della 3éme del College Les Hauts Grillets di Saint Germain en Laye, alle porte di Parigi, che malgrado vivano in un Paese impegnato in azioni di guerra e nonostante siano stati spesso oggetto di attentati terroristici ad opera di maghrebini naturalizzati francesi, marcano la differenza tra chi fugge dalla guerra e dalla fame e chi invece semina morte. E lo fanno attraverso la trasposizione teatrale di una novella pirandelliana, così come richiesto dal bando del Concorso “Uno, nessuno e centomila”, indetto dal MIUR: il titolo del loro corto teatrale è “Dono della Vergine Maria”, in cui il protagonista don Nuccio D’Alagna diventa Naziz, accusato di aver rubato un rosario all’interno di una chiesa, vittima di pregiudizi e oggetto inconsapevole di spettacolari cronache giornalistiche in tv.

L’approfondimento di uno studio su Pirandello per gli studenti francesi ha avuto questo significato: leggere il mondo con uno strumento in più, un aiuto a re-interpretare la realtà e i fatti di cronaca. Ad Agrigento il prossimo 18 maggio ritireranno il primo premio per la drammaturgia e per la rappresentazione nella sezione riservata alle Scuole Secondarie di Secondo Grado.

Il progetto, realizzato con il coordinamento della prof. Maria Grazia Coccia, ci riporta una Parigi che si confronta, dopo gli attentati, in un clima in cui i giovani affrontano un cambiamento epocale con l’arma della cultura e della comprensione.

“Quest’anno – afferma la professoressa Maria Grazia Coccia, docente del Liceo internazionale e referente del progetto – abbiamo raccolto una bella sfida: leggere Pirandello alla luce della tematica dell’incontro dei popoli del Mediterraneo. L’analisi della novella ha fatto emergere le autobiografie dei sentimenti degli alunni stessi, scoperte in cronache vere dei migranti e nella solitudine di Nuccio. Gli studenti del liceo internazionale, i quali conoscono il significato dell’allontanamento da un luogo familiare verso l’ignoto, anche se in circostanze molto più fortunate, hanno trovato subito una chiave di interpretazione originale di questo testo. Sono rimasti colpiti dal dolce colloquio di Nuccio con la madonna. La novella ha fatto riflettere sulla storia di tanta povera gente che viene dal mare e che rappresenta il naufragio sociale dell’umanità. Il Dono della Vergine è apparso con il sogno di un mondo di pace, infranto dalla dura realtà, una favola nera appunto. Il liceo internazionale è una realtà meravigliosa – prosegue la professoressa – , dove ragazzi e insegnanti di quindici Paesi del mondo condividono quotidianamente spazi, conoscenze, attività ricreative, lingua.

La diversità è percepita come accrescimento di valori e di opportunità. La persona ha importanza in sé, a prescindere del paese di origine. Questo tipo di approccio culturale non viene meno nei confronti dei magrebini. Gli attentati terroristici hanno certo segnato duramente questi giovani, e la favola di Naziz è in un certo senso la parabola di ciò che si vorrebbe cancellare e non si può. La sua storia è incorniciata dalla cronaca di un giornalista che va sul luogo del furto del rosario.

Noi europei siamo raffigurati come gli abitanti del villaggio fiabesco, mentre Naziz è la Bestia. Ma è proprio così? E se Naziz avesse altre intenzioni, volesse salvare la propria bambina e avesse deciso di rifugiarsi nella nostra terra per avere una speranza? La ragione ci vieta certezze, eppure bisogna recuperare alla parola e ai sentieri dell’esistenza il senso dell’essere umano, impedire che prendano il sopravvento sentimenti di sgomento, di paura, e persino di odio. I ragazzi hanno visto in don Nuccio D’Alagna, ora trasfigurato in Naziz, un uomo solo che lotta per la sopravvivenza della figlia.

Da qui la riflessione sulla condizione di chi oggi vive straniato dalla società dei più fortunati, in mezzo a una folla che non ha commiserazione né pietà; tutti sono pronti a giudicare e condannare qualcuno solo per ciò che appare, o al minimo a fare gli scongiuri. La legge europea lo accoglie come clandestino, ma la gente non ha tempo, non può far nulla per questo miserabile, al massimo scaglia su di lui qualche pregiudizio. Nella nostra civiltà strutturata ed autoreferenziale, non c’è posto per gli altri, venuti per compiere atti illeciti o quantomeno per “toglierci il lavoro”.

I ragazzi si sono chiesti cosa avrebbe fatto quella gente al posto suo per poter sopravvivere.

Quanto alla figura della moglie morta, abbiamo voluto cogliere il momento in cui la penna di Pirandello si intinge di profonda e crudele amarezza. Naziz ha visto il miracolo, ha squarciato quel cielo di carta di cui ha parlato Pirandello, ma non ha trovato il cielo autentico e il sole divino. Rimane la desolazione dell’uomo, perché in Pirandello è così” conclude.

Il concorso è realizzato in collaborazione con il Comune di Agrigento, il Distretto turistico Valle dei Templi e la Strada degli Scrittori, la Fondazione Teatro Luigi Pirandello, l’Accademia di Belle Arti Michelangelo e l’associazione Kaos.