Durante il weekend il mondo dello sport professionale è stato sconvolto da estese proteste contro il razzismo, la brutalità della polizia e il Presidente Trump. Domenica i membri della maggior parte delle squadre della National Football League si sono inginocchiati o hanno incrociato le braccia durante l’inno nazionale, o lo hanno disertato rimanendo negli spogliatoi. Domenica hanno protestato anche giocatori di baseball, di basket femminile, cheerleaders e cantanti dell’inno nazionale. Questo weekend di sfida è giunto dopo che Trump si era scagliato contro i giocatori che si sono uniti al crescente movimento di protesta iniziato dal ex quarterback Colin Kaepernick contro l’ingiustizia razziale.

Venerdì scorso, durante un comizio a Huntsville, in Alabama, Trump ha dichiarato: “Tutti in questo stadio sono uniti dagli stessi, grandi valori americani. Siamo fieri del nostro paese. Rispettiamo la nostra bandiera. Non vi piacerebbe vedere i proprietari delle squadre della NFL reagire quando qualcuno manca di rispetto alla nostra bandiera ed esclamare: buttate fuori quel figlio di buona donna dal campo da gioco ora! Fuori. E’ licenziato!?”

Lunedì mattina Trump ha twittato: “Ieri molta gente ha fischiato i giocatori che si sono inginocchiati (una piccola percentuale del totale). Questi tifosi esigono rispetto per la nostra bandiera.” Durante il weekend, Trump ha preso di mira anche la National Basket Association, cancellando un invito alla Casa Bianca rivolto ai campioni dei Golden State Warriors, dopo che la star della squadra Stephen Curry aveva detto che non ci sarebbe andato. La superstar LeBron James, uno degli atleti più famosi del paese, ha twittato in risposta: “Sei un pagliaccio. Steph Curry ha detto che non andrà, quindi hai ritirato l’invito. Ma andare alla Casa Bianca era un grande onore prima che arrivassi tu”.  In un’altra dichiarazione, LeBron James ha detto: “Saluto la NFL, gli allenatori, i giocatori, i proprietari e i tifosi. Tutti quelli che avevano un qualche legame con la NFL ieri sono stati incredibili. C’era solidarietà. Non ci siamo lasciati dividere nemmeno da quel tizio che cerca continuamente di dividerci come popolo.”

Lunedì notte le proteste sono continuate. Membri degli Arizona Cardinals hanno incrociato le braccia e giocatori dei Dallas Cowboys si sono inginocchiati insieme al proprietario della squadra, il miliardario  Jerry Jones, che in precedenza aveva cercato di convincerli a sospendere la protesta.