Prima ancora che arrivassero i risultati definitivi delle elezioni per il rinnovo dei parlamenti in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, per 124 amministrazioni locali in Inghilterra e per i sindaci di Londra, Bristol e Liverpool, i coltelli venivano affilati per giustificare altre campagne piene di colpi bassi.

A Londra è stato eletto sindaco con il 57 % dei voti Sadiq Khan, ma i media internazionali hanno sottolineato il fatto che sia un musulmano, figlio di un autista di autobus pakistano, piuttosto che la sua appartenenza al Partito Laburista e la sua intenzione di intensificare la lotta contro le disuguaglianze, l’austerity e l’ingiustizia. Prima di diventare parlamentare ha lavorato come avvocato per i diritti umani. Il suo avversario conservatore rappresentava invece una storia di privilegi personali che gli elettori hanno rifiutato.

In quanto a Jeremy Corbyn, queste elezioni sono state presentate come una sorta di referendum sulla sua leadership, con i suoi nemici (compresi alcuni parlamentari del suo partito) che pregustavano la prospettiva di una sconfitta elettorale che avrebbe permesso di montare un’immediata offensiva contro di lui. Questo non è successo. I laburisti hanno avuto un pessimo risultato in Scozia, ma questo era scontato, visto il continuo rafforzamento dei separatisti dopo il referendum sull’indipendenza scozzese. Nel resto del paese sono andati bene; nonostante i veleni sparsi dai detrattori tutti sono d’accordo per il momento nel concedere più tempo a  Corbyn per sviluppare le sue politiche e le sue proposte in vista delle elezioni generali, previste tra quattro anni.

“In coincidenza” con queste elezioni il governo conservatore ha attuato un paio di inversioni a U riguardo al progetto di trasformare tutte le scuole in accademie e al servizio sanitario nazionale: l’impopolare Ministro della Sanità Jeremy Hunt ha acconsentito a tornare al tavolo dei negoziati per cercare di risolvere il pasticcio da lui creato con il contratto imposto ai medici tirocinanti. Questo ha portato a numerosi scioperi e ha mostrato all’opinione pubblica che il suo vero obiettivo è privatizzare il servizio sanitario. Pare che i conservatori si siano finalmente resi conto che queste politiche gli fanno perdere voti; vedremo cosa succederà ora che le elezioni sono passate. C’è ancora il referendum del 23 giugno per decidere se restare o no nell’Unione Europea, ma è difficile prevedere come questi temi influiranno sul voto.

L’UKIP, il partito anti-immigrati, ha ottenuto qualche buon risultato, soprattutto a spese dei laburisti. Rappresenta la tendenza di estrema destra presente in molti paesi europei.

A questo punto emergono tre elementi fondamentali:

  • La Scozia continua la sua campagna “soft” verso una possibile indipendenza.
  • Nonostante i furibondi attacchi dei media, Jeremy Corbyn rimane alla guida di un Partito Laburista impegnato a lottare contro l’austerity, le disuguaglianze, le armi nucleari e la distruzione dei servizi pubblici.
  • Londra ha eletto il suo primo sindaco musulmano, rafforzando l’immagine multiculturale che in certo senso compensa la crescita della lobby anti-immigrati.

Non so chi sia stato il primo a dirlo, ma è stato ripetuto molte volte: “Se il voto potesse cambiare qualcosa, sarebbe illegale”. E’ allora un modo per tastare il polso dell’opinione pubblica? Le elezioni locali sono famose per la bassa affluenza, quindi si direbbe di no.

Forse la sua funzione più importante è quella di promuovere la discussione e la presa di coscienza su temi che non fanno parte dei discorsi quotidiani. Potrebbe portare la gente a interessarsi di più, o magari a partecipare a campagne? Possiamo solo sperarlo.

Traduzione dall’inglese di Anna Polo