Decidere la composizione del prossimo parlamento nazionale e indicare o negare una nuova possibilità di affermazione politica per l’ex presidente Mahinda Rajapaksa.

Il risultato delle elezioni di oggi nello Sri Lanka, dove per i 15 milioni di elettori registrati i seggi si chiuderanno alle 16 ora locale e i risultati sono attesi attorno alla mezzanotte (le 20 e 30 in Italia) seguirà una giornata elettorale tranquilla e una campagna segnata da pochi contrasti e pressioni. Non per questo però il voto si annuncia meno combattuto e ricco di significato.

Sono 75.000 i militari e poliziotti che vigilano sulla tranquillità della consultazione elettorale e sulla correttezza del voto in 12.000 seggi. Una cinquantina gli osservatori stranieri autorizzati a monitorare le operazioni di voto di scrutinio.

Una consultazione elettorale anticipata voluta dal presidente Maithripala Sirisena, che lo scorso gennaio ha messo fine al regime guidato per un decennio da Rajapaksa, aprendo una nuova stagione di maggiori diritti e democrazia per il paese, con l’impegno di chiudere – insieme con le conseguenze della guerra civile terminata nel maggio 2009 – anche con il recente passato segnato da arbitrio, dispotismo, intolleranza verso critici e oppositori. Rajapaksa, che corre nuovamente per la coalizione di opposizione Alleanza per la libertà del popolo unito, punta apertamente alla carica di primo ministro, che Sirisena ha detto di volergli negare.

Infine, il voto segnerà anche il futuro dei rapporti con la Repubblica popolare cinese, i cui massicci investimenti sull’isola sono ora sotto indagine perché segnati da interessi incrociati tra Pechino e il precedente governo di Colombo e potenzialmente negativi per la sovranità nazionale e per l’occupazione nel piccolo paese, propaggine del Sub-continente indiano che i cinesi vorrebbero inserire nella propria strategia di controllo marittimo dell’area.

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