Il presidente Abdel Fattah al Sissi ha approvato una nuova legge antiterrorismo che prevede, tra le altre cose, tribunali speciali e la pena capitale per i colpevoli del reato di terrorismo. In un clima già teso, alla luce di un crescente autoritarismo da parte del governo centrale, attivisti della società civile e per i diritti umani accusano la nuova normativa di puntare a imporre ulteriori restrizioni alla libertà d’espressione e silenziare il dissenso.

L’adozione di una nuova regolamentazione per contrastare i gruppi armati attivi soprattutto nella penisola del Sinai, era stata annunciata dal presidente nel giugno scorso all’indomani di un clamoroso attentato al Cairo, costato la vita al procuratore generale della Repubblica Hisham Barakat, considerato un fedele alleato di Al Sissi e in prima linea nella politica di quest’ultimo contro i movimenti islamisti.

La nuova legge introduce per i presunti terroristi tribunali speciali e fino a 10 anni di carcere. Anche il finanziamento di gruppi armati diventerà perseguibile con condanne all’ergastolo. Inoltre i giornalisti colpevoli di contraddire le versioni ufficiali di eventuali attentati o attacchi armati rischiano pesanti pene pecuniarie. Su questo punto la normativa è stata emendata in seguito a pressioni e critiche anche a livello internazionale: originariamente infatti, prevedeva fino a due anni di prigione anche per i giornalisti rei di contestare i vertici militari e della sicurezza.

Il presidente egiziano ha dichiarato guerra al terrorismo insediatosi all’interno del paese, teatro di un violento braccio di ferro fin dal colpo di stato militare con cui fu deposto, nel luglio 2013, l’allora presidente Mohammed Morsi esponente dei Fratelli Musulmani.

In assenza di un Parlamento eletto, le elezioni legislative si terranno non prima del prossimo anno, Al Sissi detiene il potere legislativo e l’ultima parola sui progetti di legge approvati dal governo.

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