La Russia guarda anche ai campi dello Zimbabwe per contrastare l’effetto delle sanzioni occidentali. Secondo quanto riporta la Financial Gazette di Harare, una missione commerciale di Mosca ha visitato il paese africano, esprimendo interesse per l’importazione di prodotti agricoli.

Prima dell’imposizione delle sanzioni in seguito alla crisi ucraina, le importazioni russe di generi alimentari dall’Europa e dagli Stati Uniti ammontavano a 40 milioni di dollari l’anno. Appoggiandosi allo Zimbabwe (e ad altri paesi d’Africa, Asia e America Latina), la Russia spera di ottenere a costi più contenuti prodotti che, come gli agrumi, dovrebbe in caso contrario coltivare in serra, con un alto dispendio energetico.

Secondo il capo delegazione russo, Igor Avatumo, è allo studio anche la creazione di “un centro di selezione genetica che fornirà alla Russia semi di alta qualità, in particolare per verdure e patate” non geneticamente modificate.

Il potenziale agricolo dello Zimbabwe, pur nell’attuale contesto di crisi economica, è molto elevato: fino a tutti gli anni Novanta, prima del programma di riforma agraria lanciato dal presidente Robert Mugabe, che prevedeva espropri senza compensazione ai danni dei latifondisti bianchi, il paese è stato, ad esempio, un forte esportatore di mais.

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