Autismo: da cosa è determinato?

Quando si parla di Autismo, definito in termini più tecnici come Disturbo dello Spettro Autistico – DSA, ci si riferisce ad un disturbo caratterizzato da difficoltà nello sviluppo sociale, nella capacità di comunicare e nel gioco, così come da comportamenti ed interessi ristretti.

Il bambino, per sua natura, tende ad interagire con gli altri esseri umani ma, affinché possa sviluppare questa sua indole, è necessario che sia inserito in un contesto in grado di facilitare tali interazioni spontanee.

Osservando un neonato si può infatti notare che già a partire dal secondo-terzo mese di vita egli inizierà ad interagire e che sarà in grado di rispondere alle espressioni della madre già dalla settima-ottava settimana.

L’innata capacità di imitare permette, infatti, al bambino di condividere le proprie emozioni con gli altri attraverso il linguaggio non verbale che sarà poi accostato da quello verbale e consapevole.

Altro aspetto molto importante è relativo allo sviluppo dell’attenzione condivisa, ovvero della capacità, da parte del bambino, di comprendere che le persone che lo circondano hanno obiettivi da condividere; infine il bambino riuscirà a capire che le altre persone sono dotate anche di intenzioni e che quindi è possibile non solo condividere, ma neanche collaborare con loro.

Chiaramente, così come per gli altri disturbi, anche per quello dello Spettro Autistico è necessario che vengano soddisfatti specifici criteri affinché possa essere diagnosticato e, in genere, tali criteri sono facilmente riscontrabili quando il bambino avrà compiuto 3-4 anni.

Ma quindi, quali problematiche si riscontrano in un bambino autistico?

Intorno ai 2 anni si possono notare dei comportamenti anomali rispetto al normale sviluppo.

Il bambino manifesta infatti una mancanza di interesse nei confronti dei suoi coetanei ed un contatto oculare molto ridotto; anche lo sviluppo dell’attenzione condivisa presenta dei ritardi accompagnati da quelli relativi all’espressione delle emozioni, e da una scarsa imitazione vocale e motoria.

Il bambino con DSA avrà inoltre alcune difficoltà a comprendere gesti convenzionali e, in alcuni casi, potrà mettere in atto dei comportamenti ripetitivi.

La mancanza di interesse per il viso umano compromette lo sviluppo delle abilità sociali così come quello cerebrale.

Nel bambino autistico si riscontrano, quindi, alcune disfunzioni neurobiologiche: un ridotto funzionamento dell’amigdala è responsabile della difficoltà di questi bambini di percepire le espressioni facciali; quello della corteccia prefrontale dorsomediale influisce sulla capacità di pensare sui pensieri degli altri, sulle intenzioni e sulle emozioni e, infine, una ridotta attività dei neuroni specchio causa delle difficoltà nella rappresentazione e comprensione delle azioni e delle esperienze altrui.

Risulta quindi evidente il legame tra le disfunzioni neurobiologiche e quelle sociali.

Non tutti i bambini con DSA presentano lo stesso livello di gravità e, se il trattamento terapeutico viene intrapreso in età precoce e associato alle giuste sollecitazioni esterne, il bambino potrà migliorare notevolmente. Affinché ciò avvenga è necessaria una sensibilità da parte di chi si prende cura di lui: più un genitore sarà informato ed attento ai bisogni del bambino, più facilmente potrà essere in grado di riconoscere problematiche nello sviluppo e chiedere il supporto di uno specialista.

Autismo: trattamenti terapeutici

Esistono molteplici trattamenti terapeutici per il Disturbo Autistico:

1- Analisi Comportamentale Applicata (ABA), è finalizzata a modificare il comportamento del bambino al fine di renderlo funzionale ai compiti della vita di ogni giorno. Gli interventi ABA a lungo termine permettono di migliorare dal punto di vista cognitivo, linguistico e adattivo e, i miglioramenti riscontrati nel funzionamento emotivo, cognitivo, sociale e motorio vengono mantenuti a lungo termine e generalizzati ad altre situazioni. In Italia sono presenti svariati centri ABA che è possibile consultare mediante una semplicissima ricerca in rete dei siti specializzati sui Disturbi dello Spettro Autistico.

2- Animal Assited Therapy, che ricorre agli animali per migliorare le abilità sociali e relazionali del bambino autistico. Le terapie vengono spesso effettuate con cani (pet-therapy) e cavalli (ippoterapia).

3- TEACCH, nonché l’insieme dei servizi rivolti a soggetti autistici che prevede una totale presa in carico del paziente. L’obiettivo ultimo sarà quello di favorire l’autonomia della persona.

4- Metodo Etodinamico, che si prefigge di sviluppare le potenzialità emotive e la collaborazione tra il bambino e i genitori e si svolge in un contesto spazioso e con attrezzature specifiche in cui il bambino potrà muoversi liberamente.

5- TED, si basa sull’interazione tra il bambino e gli operatori al fine di incoraggiare il bambino a prendere iniziative ed a migliorare le sue abilità sociali.

6- Psicomotricità, che utilizza il corpo, le parole e la stimolazione sensoriale ed emotiva per permettere al bambino di agire in modo differente stimolando il piacere di fare, pensare e comunicare.

7- Metodo Delacato, nonché un programma neuro-riabilitativo che ha come obiettivo quello di correggere i disturbi del comportamento dei bambini autistici.

Per quanto riguarda invece la terapia farmacologica, essa è da considerarsi come un singolo aspetto di un intervento terapeutico molto articolato. Ad ogni modo è fondamentale che vengano valutate le conseguenze, positive o negative, dell’utilizzo del farmaco in base alla specifica terapia del bambino. È infatti probabile che i cambiamenti comportamentali, del contesto casalingo e delle abitudini cui la terapia mira, siano sufficienti a evitare o moderare l’assunzione della terapia farmacologica.

Il ruolo della famiglia

I familiari hanno un ruolo determinante sia nel riconoscimento dei sintomi che il bambino manifesta e, quindi, nella richiesta di aiuto, sia nella gestione degli spazi in casa e nel proprio inserimento nel programma educativo rivolto al bambino autistico.

I genitori possono, infatti, rendere l’ambiente casalingo facilmente vivibile per il bambino riducendo i limiti di spazio e creando il più possibile un clima sereno ed idoneo al miglioramento delle interazioni tra genitore e figlio.

Alcune attività potranno poi essere svolte tranquillamente a casa prendendo specifici accorgimenti al fine di trasformare ogni momento in occasione di apprendimento per il proprio bambino.

Molto utile può essere, infatti, mettere a disposizione del bambino una serie di giochi sui quali potrà portare l’attenzione con l’aiuto del genitore che lo stimolerà a fare osservazioni sull’oggetto stesso.

Fare domande sull’oggetto ed attendere una riposta permetterà al bambino di allenarsi a livello cognitivo, linguistico e sociale. Tra gli accorgimenti vi è quello di evitare di far fissare il bambino con un oggetto specifico.

Infine, bisogna sempre tenere in considerazione che i genitori attenti sono coloro che più di chiunque altro conoscono i propri figli e che, per questa ragione, potranno comprendere quali interventi possano essere più utili per migliorarne la qualità della vita del proprio bambino.

Di Dott.ssa Claudia Corbari per Eticamente.net

claudiacorbari.wordpress.com

L’articolo originale può essere letto qui