L’ambasciatore della Nuova Zelanda per il disarmo, Dell Higgie, ha impiegato cinque minuti a leggere la lista dei 155 firmatari della Dichiarazione Congiunta sull’impatto umanitario delle armi nucleari.*
L’enorme sostegno ottenuto dalla dichiarazione dimostra in concreto il successo dell’approccio umanitario, cresciuto a partire dalla seconda Conferenza Internazionale sull’impatto umanitario delle armi nucleari, tenutati a Nayarit, in Messico. Gli stati non nucleari stanno cominciando a parlare in modo aperto e diretto dei prossimi passi.
La Dichiarazione Congiunta promossa dalla Nuova Zelanda è solo l’ultima e la più forte di una serie di dichiarazioni pronunciate agli incontri sul Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, presso l’Assemblea Generale dell’ONU e durante due conferenze multilaterali in Norvegia e in Messico, che puntavano a sottolineare l’impatto umanitario delle armi nucleari.
La dichiarazione dell’anno scorso aveva ottenuto il sostegno di 125 stati. I trenta in più dimostrano il consolidamento dell’appoggio in America Latina e nei Caraibi, dove ha raggiunto il 100% e di 53 stati africani su 54. Tra i nuovi firmatari europei va rilevata la presenza della Svezia, che pare pronta ad assumere un ruolo attivo in questo campo, dopo la risoluta dichiarazione espressa durante il dibattito generale della settimana scorsa. Queste dichiarazioni, le conferenze in Norvegia e in Messico e la generale riformulazione del tema sono ormai conosciute con il nome di Iniziativa Umanitaria.
Con la terza conferenza, prevista per l’8-9 dicembre a Vienna, molte persone si chiedono dove tutto questo può portare. Siamo all’inizio di un processo che condurrà a negoziati con l’obiettivo di un trattato che proibisca le armi nucleari?
Una cosa è certa: l’Iniziativa Umanitaria e il bando delle armi nucleari fanno ormai parte del dibattito multilaterale su questo tipo di armi e il disarmo viene considerato un tema che tutti gli stati hanno la responsabilità di affrontare e sviluppare. Spesso si sente dire che “l’Iniziativa Umanitaria è l’iniziativa più entusiasmante mai lanciata da anni nel campo del disarmo nucleare”.
Il senso di frustrazione per la mancanza di progressi e le critiche laterali rivolte alle potenze nucleari sembrano superati. Gli stati che non possiedono armi nucleari stanno riprendendo l’iniziativa con una nuova direzione. L’agitazione degli stati protetti dall’ombrello atomico e i toni sempre più difensivi delle potenze nucleari dimostrano la potenza delle argomentazioni legate all’iniziativa umanitaria.
Gli stati e le organizzazioni della società civile che si impegnano sul serio per il disarmo nucleare e considerano una proibizione legale un passo avanti verso l’obiettivo comune dell’eliminazione delle armi nucleari possono trarre un ulteriore incoraggiamento dalle parole dell’ambasciatore del Kenya Anthony Andanje: “La straordinaria partecipazione di governi, ONG e gruppi della società civile alle conferenze sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari dimostra la crescente opposizione alla minaccia costante posta dalle armi nucleari. La gente sta cominciando a prendere posizione e presto dirà di averne abbastanza. Ogni cittadino della comunità mondiale ha il diritto e il dovere di opporsi all’esistenza di queste armi. Il prossimo passo logico e naturale consiste nel metterle al bando e non dovrebbe causare ansia”.
*Fonte: International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN).
Traduzione dall’inglese di Anna Polo