Un’amnistia per “gli oppositori in esilio, già condannati per delitti politici, e tutte quelle persone con un procedimento giudiziario a carico”: a decretarla è stato il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, che governa con il pugno di ferro la Guinea equatoriale dal 1979. “Non vogliamo che i nostri compatrioti passino tutta la loro vita fuori dal paese” ha aggiunto il presidente dopo aver firmato un apposito decreto.

Il provvedimento prevede inoltre di “pagare il biglietto aereo a chi intende rientrare in patria, sulla rotta tra Madrid e Malabo, con voli della compagnia nazionale Ceiba Intercontinental”.

La stampa africana ed internazionale collega l’amnistia presidenziale alla precedente decisione di aprire un dialogo politico nazionale, che dovrebbe avere inizio il mese prossimo a Malabo.

Oltre che per la cattiva gestione dei petrodollari, il presidente Obiang Nguema viene criticato per le costanti violazioni dei diritti umani, in particolare ai danni di oppositori politici, giornalisti e attivisti. Da 35 anni tutte le istituzioni sono sotto il controllo del suo Partito democratico di Guinea Equatoriale (Pdge). Rimane ancora aperta la questione della successione al longevo capo di stato. Dopo alcune modifiche alla Costituzione, approvate con un referendum tenuto nel novembre 2011, Obiang Nguema ha nominato suo figlio Teodorin vicepresidente. Una manovra, secondo i suoi detrattori, architettata per mantenere la sua famiglia saldamente al potere. Lo scorso marzo Teodorin è stato formalmente incriminato in Francia con l’accusa di “riciclaggio di denaro”, nell’ambito di un’inchiesta in corso dal 2010 sul caso dei beni acquisiti in modo illecito con fondi pubblici dalla sua famiglia.