Di Natasha Pitts

Quasi 21 milioni di persone nel mondo si trovano tuttora in una situazione di lavoro forzato. Bambini costretti all’accattonaggio, lavoratori stranieri truffati, lavoratrici domestiche costrette a lavorare sette giorni su sette per una paga misera. Di fronte a questo tipo di moderna schiavitù l’organizzazione Human Rights Watch, in questo mese in cui si celebra la Giornata internazionale dei lavoratori, chiede all’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) l’adozione di norme giuridicamente vincolanti per la prevenzione del lavoro forzato.

 

Da 1930 è in vigore a Convenzione 29 dell’OIL sul lavoro forzato e obbligatorio, trattato considerato uno dei più importanti in materia dii diritto del lavoro internazionale, ma che tuttavia dimostra di essere obsoleto in parecchi punti. Ad esempio, la maggior parte delle disposizioni riguarda il lavoro forzato nelle colonie straniere, cosa che oggi non ricorre ormai quasi più. Le caratteristiche sono cambiate. Secondo l’OIL le persone sfruttate sono per il 90% nell’economia privata, nelle case, in imprese locali, nella criminalità organizzata e nelle catene multinazionali.

Durante l’incontro, che avrà luogo a Ginevra, in Svizzera, i membri dell’OIL dovranno votare per stabilire se le norme complementari debbano produrre un protocollo vincolante da far ratificare ai paesi, o essere solo una raccomandazione. I paesi sono divisi.

Formulare un impegno sulle misure di base della prevenzione e della protezione destinate a eliminare il lavoro forzato non dovrebbe essere facoltativo” ha detto Nisha Varia, ricercatrice senior della divisione diritti delle donne di Human Rights Watch, aggiungendo “È allarmante che, nonostante l’impegno pubblico a contrastare il lavoro forzato espresso da molti governi, questi siano poi riluttanti ad assicurare quelle garanzie rigorose in grado di fermare questi gravi abusi”, .

L’organizzazione, che ha pubblicato negli ultimi anni quasi 50 rapporti sul lavoro forzato, sottolinea come la schiavitù moderna oggi riguardi bambini costretti a mendicare, lavoratori e lavoratrici domestici sfruttati, o si manifesti in agricoltura, in edilizia, nelle aziende minerarie, nelle carceri, nel reclutamento forzato nell’esercito a tempo indeterminato. Alcune vittime affrontano giornate estenuanti senza ricevere nulla, altri ricevono molto poco, molti non hanno libertà di movimento, alcuni addirittura subiscono violenza fisica o sessuale. A questo si aggiunga poi la servitù per debiti.

Oltre l’elevato costo sociale, c’è anche un danno economico per le vittime. L’organizzazione internazionale del lavoro stima che il mancato guadagno per le persone in situazioni di lavoro forzato ammonti a oltre 21 miliardi di dollari l’anno, mentre coloro che beneficiano di questo crimine illegalmente accumulano 44 miliardi di dollari.

Traduzione dallo spagnolo di Giuseppina Vecchia per Pressenza