Il governo del presidente Nicolás Maduro è “pronto” a riprendere i colloqui con la Casa Bianca dopo il fallimento del tentativo di avvicinamento fra i due paesi registrato nel luglio dello scorso anno. “Noi siamo pronti e preparati a sederci attorno a qualsiasi tavolo del dialogo per trattare i temi bilaterali” ha detto Maduro illustrando un primo bilancio del suo mandato all’Assemblea nazionale.

Privi di ambasciatori dal 2010, i due governi avevano iniziato nel giugno 2013 colloqui per riportare le loro relazioni “al massimo livello”, con l’impegno personale del capo della diplomazia di Caracas, Elías Jaua, e del segretario di Stato americano John Kerry, ma tutto si era arenato appena un mese dopo. A dicembre era stato Kerry a rilanciare la disponibilità degli Stati Uniti a riprendere il dialogo.

“Con la solida base del rispetto è possibile riprendere i temi di cui avevamo parlato” ha detto ancora Maduro, ricordando recenti episodi definiti “persecuzioni a volte infantili” come il divieto di sorvolo dello spazio di Portorico imposto a settembre al suo aereo diretto in Cina.

In più occasioni negli ultimi mesi Maduro ha accusato Washington di aver scatenato, insieme alla destra venezuelana, una “guerra economica” contro il suo governo, sfociata a suo dire in una “inflazione indotta” che ha superato il 50% nel 2013, accompagnata dalla progressiva mancanza di generi di prima necessità. L’ultimo scontro è avvenuto lo scorso settembre quando Caracas ha espulso l’incaricata d’affari statunitense, ricevendo in cambio lo stesso trattamento.

Nonostante le difficili relazioni, gli Stati Uniti restano il principale acquirente del greggio venezuelano, paese che oltre ad essere il primo produttore latinoamericano conta con riserve petrolifere ritenute le più importanti al mondo (80 miliardi di barili, secondo dati ufficiali).