Mentre si apre la seconda sessione dei negoziati del Patto transatlantico sul commercio e l’investimento (TTIP; Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra gli Stati Uniti e l’Europa, Aitec ed Attac lanciano l’allarme sui rischi insiti in tale accordo per i diritti fondamentali dei cittadini di Europa e ‘America, pubblicando nell’occasione una interpellanza indirizzata al ministro del commercio estero N. Bricq1  nella quale si chiede, tra l’altro, al governo  di sospendere il proprio impegno in questo processo finché un vero dibattito pubblico non abbia avuto luogo e fino a quando i documenti riguardanti i negoziati e le posizioni del governo francese non siano resi pubblici.

In effetti, questi negoziati, così come il precedente ccordo con il Canada, sono partiti nella più totale opacità: né l’opinione pubblica né i suoi rappresentanti hanno avuto accesso al mandato negoziale. Viceversa, imprese ed relativi gruppi d’interesse usufruiscono di un accesso privilegiato ai negoziatori europei, visto che, come ci informa l’organizzazione CEO,su 130 riunioni organizzate con “le parti interessate„, la Commissione europea ha ricevuto 119 volte i rappresentanti delle multinazionali2.

Le nostre organizzazioni uniscono le proprie voci a quelle di decine di altre organizzazioni a livello francese, europeo e statunitense, per denunciare questo processo antidemocratico; si impegnano inoltre a fare conoscere fin d’ora i pericoli a livello sociale, ambientale e per la salute che quest’accordo implica e a interrogare i propri deputati sui rischi di questo trattato.

Un accordo che mira soprattutto all’armonizzazione delle norme

Questo accordo affronta i diritti doganali, in particolare nei settori dove mantengono una certa importanza, come in agricoltura. Ma mira soprattutto ad un’armonizzazione delle norme in materia di produzione agricola o industriale, protezione dei dati digitali e licenze, misure di prevenzione dei rischi ambientali e sanitari, e così via. Sotto il pretesto di quest’armonizzazione, il TTIP minaccia in realtà scelte collettive storiche in Francia. Cosa ne sarà, ad esempio, del divieto di esportare verso l’Unione europea pollame disinfettato con soluzioni clorurate o carne di manzo agli ormoni? Che ne sarà delle regolamentazioni sui prodotti chimici (come la direttiva REACH), molto più severe in Europa che negli Stati Uniti? Questi rischi sono chiaramente evidenziati in un rapporto, finanziato dalla commissione ENVI del Parlamento europeo, che raccomanda ai deputati una raddoppiata vigilanza sui rischi per l’Europa di perdere i propri standard di protezione nel campo dell’ambiente e della sicurezza alimentare 3.

 

Un accordo che sancisce la supremazia dei diritti degli investitori sui nostri diritti democratici

In base ad alcune notizie trapelate, il mandato includerebbe l’inaccettabile meccanismo dell’arbitrato nelle controversie stati-investitori [ISDS; Investors-State Dispute Settlement]. Questo tipo di meccanismo, detto “protezione degli investimenti”, autorizza un’azienda a perseguire uno stato o un’istituzione locale se una legislazione pone delle limitazioni al commercio e la priva dei benefici attesi; la controversia viene arbitrata da un comitato formato da esperti privati, su base discrezionale e al di fuori delle giurisdizioni pubbliche nazionali, regionali o multilaterali. Le imprese multinazionali accederebbero così ad una potente arma per contestare e scoraggiare ogni decisione politica che possa influire sui loro profitti. A questo proposito, le nostre organizzazioni hanno appena pubblicato il rapporto “Une déclaration transatlantique des droits des entreprisese” (Una dichiarazione transatlantica dei diritti della imprese)4 che pone in evidenza questi pericoli e i rischi di vedere verificarsi un aumento esponenziale di queste vertenze. Il documento ripropone alcuni casi emblematici, come i procedimenti intentati contro Uruguay e Australia dal gigante del tabacco Philip Morris per gli avvertimenti sanitari sui pacchetti di sigarette, come anche la denuncia presentata ultimamente dalla società statunitense Lone Pine contro il Quebec riguardo la moratoria sulla controversa estrazione del gas di scisto, conosciuta anche come tecnica della “fratturazione”.

Un accordo che avrà ripercussioni a livello mondiale

Inoltre, le ripercussioni di quest’accordo superano largamente le nostre frontiere poiché si tratterà, a termine, di articolare il CETA (Accordo economico e commerciale globale) tra l’Unione europea ed il Canada e e il TTIP per arrivare alla costruzione di una vera e propria zona di libero scambio transatlantico che coprirebbe più della metà dell’economia  mondiale. D’altronde, non è certo per una semplice coincidenza temporale che il 18 ottobre è stato pubblicamente registrato un accordo politico sul CETA. Il negoziato parallelo per un accordo di commercio e d’investimento tra gli Stati Uniti e 12 paesi di zona del Pacifico (TPP) permetterà di allargare ancora la superficie e l’egemonia di questo “supermercato„ globale, con lo scopo finale di imporre le sue norme all’insieme del pianeta.

Il Commissario europeo per il commercio, Karel De Gutch, d’altra parte, non lo nega affatto: “Con il Canada, questi due paesi ci daranno quella massa critica – oltre la metà dell’economia mondiale – che ci permetterà di elaborare norme destinate a diventare mondiali„ (K. Di Gutch, intervista in Libération del 29 ottobre 2013)

La posta in gioco del presente accordo è quindi gigantesca. Ma con quali benefici? Applicando le proiezioni, molto ottimistiche, proposte nello studio sull’impatto preliminare commissionato dalla Commissione europea,5, l’economista Dean Baker, del Center for Economic and Policy Research, con sede a Washington, ha concluso che il TTIP genererebbe un aumento di potere di acquisto annuale medio di…$ 50 pro capite, cioè 15 centesimi al giorno! I nostri diritti fondamentali non valgono forse di più?

 

  • 1.http://aitec.reseau-ipam.org/img/pdf/Lettre_ouverte_a_la_Ministre_du_commerce_Mme_N-_Bricq_11-11-2013.pdf
  • 2.Corporate Europe Observatory. European Commission preparing for EU-US trade talks: 119 meetings with industry lobbyists. 4 September 2013, http://corporateeurope.org/trade/2013/09/european-commission-preparing-e… talks-119-meetings-industry-lobbyists
  • 3.CF http://www.ecologic.eu/10074
  • 4.http://aitec.reseau-ipam.org/img/pdf/TTIPinvestmentFR_VF.pdf
  • 5.http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2013/march/tradoc_150737.pdf

Fonte:http://www.france.attac.org/articles/accord-de-libre-echange-transatlantique-la-democratie-en-danger

 

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza