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Dalla Turchia giungono testimonianze di gruppi che vivono gli eventi di questi giorni, le proteste pacifiche da un lato e la risposta violenta delle autorità dall’altro. Umanisti turchi fanno appelli affinché il mondo chieda la fine delle violenze.

Cominciano spiegando “E’ molto difficile scrivere in queste condizioni. All’inizio ci sono state proteste pacifiche per proteggere il parco di Gezi, poi la polizia ha caricato i manifestanti, ma prima di questo c’erano state risposte nonviolente”.

Di fronte alla presenza di gruppi razzisti e violenti nelle manifestazioni, la grande maggioranza delle persone non lascia che questi prendano il sopravvento e anzi cerca di manifestare in difesa della nonviolenza, anche di fronte ai media.

La protesta si è allargata a tutto il paese, con milioni di persone in oltre 48 città della Turchia, ma la polizia ha reagito caricando e provocando arresti,  feriti e  morti.

Insieme ad altre persone cerchiamo di dare informazioni sull’assistenza legale e medica, ma le forze dell’ordine hanno attaccato anche medici e avvocati. Così ora non ci sono avvocati per difendere coloro che sono stati arrestati e anche i dottori e gli studenti di medicina sono detenuti. E’ stato addirittura attaccato un centro di assistenza medica  aperto di recente a Istambul.

In molte città la polizia sta usando la violenza, in alcuni luoghi non è possibile evitare che la gente reagisca quando le si spara addosso.

Qui l’unica cosa che possiamo chiedere è che cessino le violenze…”.

Si stanno organizzando in più punti manifestazioni nonviolente e si lanciano appelli alla comunità internazionale affinché da più città del mondo si chieda la fine immediata delle violenze in Turchia.

Traduzione dallo spagnolo da Eleonora Albini

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