Circa 420 i luoghi di detenzione per migranti in Europa. Segreti, invisibili, fuori dello spazio pubblico, la rete Migreurop fa la mappa della politica migratoria repressiva degli Stati europei e vicini dell’UE.

Ogni anno in Europa migliaia di migranti sono detenuti, da qualche ora a diciotto mesi, per il solo motivo di essere senza permesso di soggiorno. Al 2012, sono circa 420 i campi di detenzione per migranti, recensiti da Migreurop negli stati europei e paesi confinanti. La quinta edizione della “Carte des camps en Europe et dans les pays méditerranéens” dimostra che quei luoghi non cessano di aumentare e si stanno moltiplicando a dismisura. Dall’inizio degli anni ’90, infatti, tutti gli stati membri dell’UE hanno sviluppato dispositivi legislativi amministrativi tradotti nel funzionamento di campi la cui missione e “accogliere”, selezionare, controllare, espellere.

I campi sono solo una maglia della catena della politica migratoria repressiva dell’UE e, nella caccia ai migranti, tutto fa brodo. Caserme, commissariati di polizia, stadi, campetti di calcio, parcheggi, navi e locali aeroportuali, quando non vere e proprie prigioni o, ancora, accampamenti informali, come la giungla di Calais, di Patras, o il tranquilos della regione di Oujda in Marocco o, infine, i campi in zone desertiche, dall’Algeria a Israel, passando per i famigerati lager della Libia. Il censimento di quei luoghi non sarà mai esaustivo, per la totale opacità che li circonda, per il fatto di essere frutto di decisioni ad hoc, temporanee o locali, da gendarmerie o esercito, senza necessariamente rispondere a un ordine gerarchico o ministeriale, infine, per la varietà dei status legali dei campi sul continente.

Da dieci anni la rete Migreurop indaga su questa realtà nascosta, identificando quei luoghi segreti per i quali non esiste alcun censimento ufficiale per informare una società civile che raramente conosce l’ampiezza del fenomeno a livello europeo. Sempre al 2012, la capienza totale ufficiale, per i 2/3 dei campi sul territorio dell’UE, è di circa 37.000 posti. Ma la cifra è approssimativa, per via del sovraffollamento – sono più numerosi i detenuti della capienza teorica – anche perché le autorità usano spesso altri luoghi che non figurano nelle liste ufficiali. La tendenza comune nell’UE è l’aumento dei dispositivi, delle espulsioni e dei controlli violenti dei flussi via Frontex e soprattutto l’aumento della durata della detenzione in tutti gli Stati europei. Stessa la strategia: portare i migranti fuori dello spazio pubblico, chiudere i centri alla società civile e ai giornalisti, impedendo allo sguardo di indagare dentro e alle notizie di trapelare all’esterno: discrezionalità e violazione della libertà di stampa, contro le quali si mobilita la campagna Open Access Now. Ma le prove di violazione di diritti umani e di condizioni igienico-sanitarie inaccettabili, quando non di veri e propri trattamenti inumani e degradanti della persona, di torture, ci sono. I costanti episodi di rivolte, incendi o sciopero della fame e il simbolico quanto tremendo cucirsi le labbra, sono gli unici mezzi di espressione per quelli rinchiusi dietro quel muro di silenzio; intanto, suicidi e atti di autolesionismo, rivelano la fragilizzazione psicologica di quelle persone, detenute senza un motivo.

Fonte: dreamersatwork.net