Di Salim Lamrani* pubblicato su [Opera Mundi](http://operamundi.uol.com.br/conteudo/opiniao/22692/a+historia+da+divida+publica+europeia+como+os+bancos+privados+enriqueceram+as+custas+da+populacao.shtml)

Nessun paese europeo è risparmiato dal problema della crisi del debito pubblico, anche se la gravità della crisi è diversa da una capitale all’altra. Da una parte, troviamo i “bravi scolari”, come la Bulgaria, la Romania, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia, seguiti dai paesi baltici e scandinavi, con un indebitamento inferiroe al 60% del PIL. Dall’altra parte, fianco a fianco, ci sono i quattro “somari”, il cui debito pubblico è superiore al 100% del PIL: l’Irlanda (108%), il Portogallo (108%), l’Italia (120%) e la Grecia (180%). Tra questi due estremi troviamo il resto dei paesi dell’Unione Europea, tra i quali la Francia (86%), nei quali il debito oscilla tra il 60% e il 100% del PIL.(1)

I governi europei di filosofia liberale, esemplificati dalla Germania di Angela Merkel, concordano tutti sull’importanza da attribuire al disindebitamento pubblico applicando politiche di austerità. Allo stesso modo, Pierre Moscovici, che pure è ministro dell’economia nel governo socialista di François Hollande, ha fissato come obiettivo prioritario quello di “ridurre il deficit”, impegnandosi a portarlo al 3% del PIL attraverso vari mezzi, tra cui la riduzione della spesa pubblica (2).

Eppure, è un fatto noto e evidente che le politiche di austerità promosse e sostenute dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale europea e dal FMI, e applicate nel vecchio continente, sono economicamente inconcludenti. Hanno anzi un effetto controproducente poiché, lungi dal rilanciare la crescita, le misure di riduzione delle spese, il calo dei salari e delle pensioni, lo smantellamento dei servizi pubblici compresi quelli della sanità e dell’educazione, la distruzione del diritto del lavoro e delle conquiste sociali ,portano inevitabilmente ad una contrazione dei consumi (per non parlare delle catastrofiche conseguenze sociali e umane che comportano). Di conseguenza, le aziende si trovano costrette a ridurre sia la produzione che i salari, arrivando fino a dover fare a meno dei propri dipendenti. La logica conseguenza è che le entrate tributarie dello Stato si trovano tagliate, mentre la spesa, nel tentativo di attenuare le conseguenze della disoccupazione, esplode. Si crea così un interminabile circolo vizioso il cui simbolo è la crisi greca. Molti paesi europei si ritrovano così in recessione.

**Come è nato il debito pubblico in Francia**

Nel 1973, la Francia non aveva un problema di debito pubblico, e il bilancio dello stato era in equilibrio. Di fatto, il Tesoro era in grado di finanziarsi direttamente presso la Banca di Francia per costruire scuole, infrastrutture stradali, portuali e aeroportuali, ospedali e centri culturali, senza mai dover pagare un tasso d’interesse esorbitante, e quindi si trovava solo raramente in situazione di deficit. Tuttavia, il 3 gennaio 1973, il governo del presidente George Pompidou, ex direttore generale della Banca Rothschild, condizionato dalla Finanza, ha approvato la legge n°73/7 sulla Banca di Francia, soprannominata “legge Rothschild” a causa della forte azione di lobbying da parte del settore bancario per la sua adozione. Elaborata da Olivier Wormser, governatore della Banca di Francia, e da Valery Giscard d’Estaing, allora ministro dell’economia e delle finanze, la legge stabilisce, all’articolo 25, che “il Tesoro non può presentare i propri effetti allo sconto presso la Banca di Francia” (3)

In parole semplici, lo Stato francese non può più finanziare il Tesoro con prestiti senza interessi presso la Banca di Francia, ma deve rifornirsi presso i mercati finanziari. Così, lo Stato si ritrova costretto a chiedere prestiti e pagare interessi presso istituti finanziari privati, mentre, precedentemente, poteva creare moneta per riequilibrare il bilancio attraverso la Banca di Francia. Le banche commerciali, quindi, dispongono ormai del potere di creazione monetaria attraverso il credito, potere che prima era esclusivamente della Banca centrale, cioè dello Stato, e si arricchiscono così alle spalle dei contribuenti in un regime di quasi-monopolio.

Ebbene, le banche private, grazie ai sistemi di riserve frazionarie, possono prestare somme superiore a oltre sei volte quanto posseduto in moneta centrale. In pratica, per ogni euro a loro disposizione, ne possono prestare 6 grazie alla creazione monetaria attraverso il credito. Se questo non basta, possono prendere a prestito i fondi necessari dalla Banca centrale a un tasso che spesso è pari allo 0%, per poi prestare queste somme…agli Stati, a un tasso che va dal 3 al 18 per cento, come nel caso della Grecia. La creazione monetaria tramite il credito rappresenta il 90% della massa monetaria in circolazione nella zona euro.

Questa situazione è stata denunciata dal Premio Nobel per l’economia, il francese Maurice Allais, che auspica una creazione monetaria riservata allo Stato e alla Banca centrale. A suo modo di vedere *”Ogni creazione di moneta deve essere di competenza dello Stato, e solo dello Stato. Bisogna rendere impossibile qualsiasi creazione di moneta diversa dalla moneta di base della Banca centrale, in modo da far sparire i “falsi diritti” risultanti al momento dalla creazione di moneta bancaria […]. Essenzialmente, e non esito a dirlo, in modo che la gente capisca bene qual’è la posta in gioco, la creazione monetaria ex nihilo praticata dalle banche è simile alla fabbricazione di moneta da parte dei falsari, così giustamente contrastata dalla legge. Ma, in pratica, approda agli stessi risultati. L’unica differenza e che chi ne trae vantaggio è diverso”*.

Oggi, il debito della Francia supera i 1.700 miliardi di euro. Ora, tra il 1980 e il 2010, i contribuenti francesi hanno rimborsato oltre 1.400 miliardi di euro alle banche private a solo titolo di interessi sul debito. Quindi, senza la legge del 1973, il trattato di Maastricht e quello di Lisbona, il debito francese sarebbe di appena 300 miliardi.

Ogni anno, la Francia versa 50 miliardi di interessi, in pratica la prima voce del bilancio, prima ancora dell’educazione. Con questa somma, il governa potrebbe costruire 500.000 alloggi popolari a 100.000€ l’uno, o creare un milione e mezzo di posti di lavoro nel settore pubblico (educazione, sanità, cultura, tempo libero) con un salario mensile netto di 1.500€. Il contribuente si vede spossessato di oltre 1 miliardo di euro a settimana a vantaggio delle banche private… Così, la categoria più ricca della popolazione ha ricevuto dallo Stato il favoloso privilegio di arricchirsi a danno dei contribuenti, senza assolutamente alcuna contropartita e senza il minimo sforzo.

Inoltre, questo sistema permette alla finanza di sottomettere la classe politica ai propri interessi e di dettare le politiche economiche tramite le agenzie di rating, a loro volta finanziate dalle banche. In pratica, se un governo adotta una politica contraria agli interessi del mercato finanziario, queste agenzie abbassano la valutazione dello stato interessato, il che ha come conseguenza di alzare i tassi d’interessi.

Allo stesso tempo, quando lo Stato e la Banca Centrale europea rimpinguano le banche in difficoltà, cosa che equivale, de facto, a nazionalizzarle senza beneficiare di alcuna contropartita, quale per esempio potere decisionale in seno al CDA, lo fanno con tassi d’interesse inferiori rispetto a quelli che gli stessi istituti applicano allo Stato.

Il sistema creditizio in vigore in Francia dal 1973 e poi ratificato dai trattati di Maastricht e di Lisbona ha un solo fine: arricchire le banche private ai danni dei contribuenti. E’ deplorevole che un dibattito sulle origini del debito pubblico in Francia non avvenga né nei media né all’interno del Parlamento. Eppure, basterebbe ridare l’esclusività della creazione di moneta alla Banca centrale per risolvere il problema del debito.

(1) Eurostat, [« La dette publique des Etats membres », décembre 2011.]( http://www.touteleurope.eu/fr/actions/economie/euro/presentation/comparatif-le-deficit-public-dans-la-zone-euro.html) (sito consultato il 12 giugno 2012).

(2) Le Point, « Moscovici : l’Europe, dossier prioritaire, la dette publique est un ‘ennemi’ », 17 maggio 2012.

(3) [Legge del 3 gennaio 1973 sulla Banca di Francia.](http://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do?cidTexte=JORFTEXT000000334815&dateTexte=19931231) (sito consultato il 13 giugno 2012)

(4) Maurice Allais, La crise mondiale d’aujourd’hui, Editions Clément Juglar, 1999.

(5) [Une histoire de la dette, « Comprendre la dette publique », 7 octobre 2011.](http://www.unehistoiredeladette.fr/2011/10/07/video-comprendre-la-dette-publique-en-quelques-minutes-et-drcac/) (Sito consultato il 13 giugno 2012). Sociétal, [« L’arnaque de la dette publique »](http://www.societal.org/docs/dette-publique.htm ) (sito consultato il 13 giugno 2012).

*Dottore in Studi Iberici e Latino-americani dell’Università parigina di Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani è docente incaricato presso la stessa università e presso l’Università Paris-Est Marne-la-Vallée, giornalista, esperto di relazioni tra Cuba e Stati Uniti.

Il suo ultimo lavoro si intitola: État de siège. Les sanctions économiques des Etats-Unis contre Cuba, Paris, Éditions Estrella, 2011 (Stato d’assedio. Le sanzioni economiche degli Usa contro Cuba) (prologo di Wayne S. Smith e prefazione de Paul Estrade).

Contatti : [Salim.Lamrani@univ-mlv.fr](Salim.Lamrani@univ-mlv.fr) ; [lamranisalim@yahoo.fr](lamranisalim@yahoo.fr)

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Fonte originale : [http://operamundi.uol.com.br/conteudo/opiniao/22692/a+historia+da+divida+publica+europeia+como+os+bancos+privados+enriqueceram+as+custas+da+populacao.shtml](http://operamundi.uol.com.br/conteudo/opiniao/22692/a+historia+da+divida+publica+europeia+como+os+bancos+privados+enriqueceram+as+custas+da+populacao.shtml)

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia