**Quali sono, secondo lei, le questioni economiche essenziali alla vigilia dell’elezione del nuovo presidente? Queste questioni sono state affrontate dai candidati?**
 

« La Francia e l’Europa hanno bisogno di staccarsi nettamente dalla strategia neoliberale che ha portato alla crisi finanziaria, al declino industriale, all’aumento delle ineguaglianze. Devono mettere in atto una nuova strategia che miri a recuperare gli otto fattori di crescita persi a causa della crisi.

 
L’Europa deve rinunciare alle politiche di austerità e al patto di bilancio. Deve invece impegnarsi in una politica di piena occupazione attraverso la reindustrializzazione, la creazione di posti di lavoro in ambito ecologico, sociale e pubblico nei campi dell’istruzione e della sanità. Bisogna finanziare, attraverso banche di sviluppo sostenibile, il rilancio di investimenti produttivi che permettano di intraprendere la svolta ecologica.
 

Le politiche salariali, fiscali e sociali devono lottare contro la tendenza a scavare ulteriormente il solco delle disuguaglianze di reddito e di status. Bisogna imporre tassi confiscatori sugli esorbitanti guadagni di banchieri, finanzieri e di alcuni dirigenti d’impresa. Bisogna lottare contro la continua precarizzazione dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici. Nel timore di inquietare i mercati finanziari, i candidati si sono mostrati troppo cauti su queste questioni.
 

L’obiettivo non deve essere quello di fare una politica che rassicuri i mercati, ma quello di metterli in condizione di non nuocere».

 
**Il dibattito economico sembra focalizzarsi intorno ai temi del rigore e/o della crescita. Quale le sembra prioritario? Le due cose le sembrano compatibili?**
 

« Ci vuole, naturalmente, un estremo rigore, ma il rigore non consiste nel tagliare le spese pubbliche e quella sociale, con le conseguenze catastrofiche che i paesi europei stanno vivendo oggi: crescita negativa, aumento della disoccupazione, messa in discussione della coesione sociale.
 

Rigore significa lottare contro lo sviluppo delle attività finanziarie parassitarie, contro i paradisi fiscali e contro l’evasione fiscale. Rigore è spezzare la dominazione dei mercati finanziari, dare uno stop deciso alla speculazione sul debito pubblico dei paesi della zona Euro facendoli garantire dalla BCE, rifocalizzare il settore bancario sul credito alle imprese, alle famiglie e alle comunità locali vietandogli le attività speculatorie. Il rigore è prendere sul serio i vincoli ecologici, definendo un nuovo modello di sviluppo, creando una società più sobria, più equa, in grado di controllare collettivamente la propria evoluzione. Il rigore è Robespierre, non Luigi XV».
 

**Personalmente, c’è un programma che le sembra in grado di raddrizzare la situazione economica della Francia?**
 

«Non è nei compiti dell’OFCE prendere posizione a favore di uno o dell’altro candidato. Ma il prossimo governo francese dovrà darsi come programma principale quello di trovare alleati in Europa per mettere in atto una nuova strategia europea: keynesiana (mirando alla piena occupazione), social-democratica (riduzione delle disuguaglianze di reddito e di status), ecologica colbertista (mirante a sviluppare in europa le attività verdi del domani), e solidale (senza solidarietà, la zona euro scoppierà)».

 
Intervista raccolta da JEAN-MARC PETIT

 
Fonte: articolo pubblicato sul sito  [atterres.org](http://atterres.org/presse) degli Économistes atterrés.

Traduzione di Giuseppina Vecchia