Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink ed anche editorialista di Pressenza si è presentato alle comunali nella sua città, dove combatte da anni le sue battaglie ecologiste e pacifiste, dove fa l’insegnante con il preciso scopo di aiutare a sviluppare dei cittadini migliori.

**Con chi e perché?**

A Taranto diverse persone del movimento ecologista locale hanno deciso di unirsi e presentarsi alle elezioni comunali chiamando il leader dei Verdi Angelo Bonelli. E’ stata così formata la coalizione “Taranto respira”, formata da cinque liste. La mia ha un nome emblematico: “Aria Puglia”. La ragione di questa nostra scelta deriva dal fatto che i partiti del centrosinistra avevano dato parere positivo a una scandalosa autorizzazione integrata ambientale (AIA) all’acciaieria Ilva. La magistratura, con due perizie (una chimica e l’altra epidemiologica), ha evidenziato una situazione gravissima e ora sono indagati i vertici dell’Ilva. In buona sostanza la magistratura, indagando i vertici Ilva e certificando con due perizie una situazione anomala dell’acciaieria, ha fatto deragliare l’autorizzazione all’Ilva che i partiti del centrosinistra avevano sostenuto. Abbiamo provato una forte indignazione vedendo che i partiti (dall’UDC, al PD, fino a SEL di Vendola e ai Comunisti di Diliberto) ricandidavano lo stesso sindaco di Taranto che aveva applaudito all’autorizzazione AIA che ora è tutta da rifare alla luce delle indagini della magistratura.

**Come è andata?**

In poche settimane abbiamo messo assieme cinque liste nella coalizione guidata da Angelo Bonelli che ha conquistato il 12% dei voti. Con pochissimi mezzi ma un forte entusiasmo. Purtroppo ha vinto il sindaco uscente ma siamo adesso la terza forza cittadina. Una spina nel fianco che potrà cambiare le cose.

**Come giudichi in generale il risultato a Taranto?**

Forse in quel tempo limitato era difficile ottenere di più. Ma c’è il rammarico di essere stati superati da Mario Cito, figlio di quel Giancarlo Cito finito in prigione per diversi reati, fra cui concorso esterno in associazione mafiosa. Nella parte periferica della città, quella in cui prevale una forte disgregazione e dove è forte la presenza della criminalità, siamo stati distanziati da Cito, mentre nelle parti meno periferiche della città dove avevamo lavorato di più il nostro risultato si è attestato al 20% e abbiamo superato Cito. Esistono quindi due città, quella connessa a Internet, più scolarizzata e coesa che vota per noi e dove siamo secondi. Mentre nella Taranto del degrado urbano e delle emergenze – dove è forte la sfiducia nel futuro e nei progetti – siamo rimasti terzi. Avevamo l’ambizione di arrivare al ballottaggio con il centrosinistra ma non ci siamo riusciti per uno scarto di poche migliaia di voti. Il giudizio sull’esperienza è molto positivo perché hanno collaborato persone dotate di grandi capacità ed entusiasmo. Eravamo di gran lunga i più preparati su molti argomenti (non solo ambiente, ma anche riconversione economica, progettualità europea, ecc.) e il nostro programma – di cui sono stato il coordinatore – è la testimonianza di un grosso impegno [www.angelobonelli.it/programma](www.angelobonelli.it/programma).

**La politica sta tornando, in tante forme, in mano ai cittadini: sei d’accordo con questa lettura del momento attuale?**

Sì. Quando la gente si sente tradita, allora i cittadini producono alternative alla rassegnazione. E dal fermento di idee ritorna l’idea che i cittadini si debono riappropriare della sovranità. E nasce la vera politica (non l’antipolitica come sentiamo dire erroneamente).

**Ci vogliono più idee, piu’ progetti concreti, più brava gente? Che ci vuole per risollevare il paese e la politica (nel senso buono della parola)?**

Ci vuole una wiki-politica, una forma collaborativa e orizzontale di politica in cui ognuno – se è competente su un pezzetto del programma – butta giù le sue idee. E vengono fuori cose straordinarie, come Wikipedia. Emerge quell’intelligenza collettiva che la politica dei partiti tradizionali “di governo” deprimono, disconoscono, lasciano in disparte. Occorre partire dalla politica come cittadinanza attiva e partecipazione democratica. Portare nella politica la gente è la chiave per togliere il potere agli affaristi e ai corrotti. Ma occorre anche un’azione di rieducazione di aree della società civile rassegnate alla politica come favore, come ragnatela familistica. Molti si vendono il voto. Migliaia di persone sono arrabbiate con i politici, li criticano, ma poi alla verifica concreta scopri che si vendono il voto e sono cedevoli al ricatto. Dovremo lavorare anche su questa palude morale che ristagna e che è frutto del degrado in cui versa non solo il vertice ma anche la base di questa società.