*“L’organizzazione condanna fermamente questo omicidio. Gli attivisti e i giornalisti che si adoperano in ogni modo per tenere la comunità internazionale informata sulle manifestazioni nel paese e sugli abusi da parte delle autorità sono le vittime principali delle violenze che vanno avanti ormai da un anno”* ha dichiarato RSF: *”rapimenti, torture e assassinii sono diventati il modus operandi più frequente, specie da parte delle forze armate legate al regime. L’inviato speciale dell’ONU per la Siria, Kofi Annan, nel suo piano per mettere fine alle violenze deve prendere atto di questi fatti e far partire un’inchiesta al più presto”*.

Il 25 marzo 2012, alle 8 di sera, **Jawan Mohammed Qatna**, fotografo amatoriale, è stato prelevato dal suo domicilio nella città di Derbassieh (a nord di Al-Hassakek, Siria orientale) da quattro individui incappucciati. Il suo corpo senza vita, recante evidenti segni di tortura, è stato rinvenuto tre ore dopo in un villaggio vicino. Un video pubblicato su *Youtube* testimonia della brutalità con la quale è stato trattato.

L’identità degli autori dell’assassinio è tuttora incerta. Alcune fonti accusano le milizie Chabiha, fedeli a Bachar al-Assad. Altri si interrogano ancora sull’identità degli assassini. Chiunque siano autori e mandanti, l’organizzazione condanna questo delitto e sollecita l’apertura di un’inchiesta, affinché i responsabili siano trovati, giudicati e condannati.

Attivista di un movimento di giovani curdi, Jawan Mohammed Qatna faceva il fotografo per il comitato di coordinamento curdo (Free Derbassiyej Coordination Committee). Copriva regolarmente le manifestazioni che avvengono in questa regione a forte maggioranza curda, fornendo poi le foto a vari media. Aveva 22 anni. Reporters sans frontières porge le più sentite condoglianze alla sua famiglia e a i suoi amici.

Jawan Mohammed Qatna è stato sepolto il 26 marzo nella sua città natale, Tel Kadish, nei pressi di Derbassieh.

Numerosi cittadini-giornalisti e quattro giornalisti professionisti sono stati uccisi dall’inizio del 2012, tra cui due francesi, il reporter **Gilles Jacquier** e il fotografo **Remi Ochlik**, oltre alla reporter americana **Marie Colvin** e al giornalista siriano **Shoukri Ahmed Abu Boughoul.**

Cittadini e militanti hanno raccolto il testimone dai giornalisti professionisti che non possono recarsi ad esercitare il proprio lavoro in Siria, assumendo così un ruolo essenziale nella raccolta e nella diffusione dell’informazione. Reporters sans Frontières ricorda che molti sono stati arrestati.

Il 15 marzo, **Rudy Othman**, avvocato e blogger, è stato arrestato a Damasco, in via Hamra, per la terza volta dall’inizio della contestazione. Lo stesso giorno, il blogger e militante **Jamal Al-Omas** è stato a sua volta arrestato alla frontiera tra Libano e Siria, mentre rientrava da Beirut. Il giorno prima era stato arrestato un altro blogger, **Mohamed Abu Hajar**, per quello che aveva scritto sul suo blog *“Mazaj*”.
Il giornalista **Ahmed Salal**, arrestato il 12 febbraio, è stato intanto rilasciato ieri.

Come avevamo già a suo tempo pubblicato, le forze di sicurezza siriane avevano precedentemente arrestato dodici giovani nel ristorante Niniar, nel quartiere Bad Sharqi a Damasco, tra i quali **Yara Michael Shamas**, 20 anni, specialista in informatica e figlia di Michael Shamas, avvocato e attivista per i diritti umani, conosciuto per le sue attività su Facebook, oltre al blogger **Jehad Jamal**, meglio conosciuto sotto il nome di **Milan**, che era stato rilasciato il 29 dicembre scorso dopo due mesi e mezzo di detenzione. Era stato inoltre arrestato **Etab Labbad**, 20 anni, studente di giornalismo, che ha lavorato per alcuni giornali e website, come *Kassioun* e *Baladna*.

D’altronde, otto delle sedici persone arrestate il 16 febbraio durante l’irruzione al Syrian Center for Media sono tuttora in carcere. Tra di loro il direttore del centro, **Mazen Darwish**. Sono inoltre ancora detenuti: **Hussein Gharir, Hani Zitani, Joan Fersso, Bassam Al-Ahmed, Mansour Al-Omari, Abdel Rahman Hamada e Ayham Ghazzoul**. L’ultimo rilascio è stato quello di  **Shady Yazbek**, il 12 marzo.

 Reporters sans Frontieres rinnova il suo appello per il rilascio di tutti loro.

Traduzione di Giuseppina Vecchia