In questo modo Intesa, che si definisce la banca dei territori, vicina alle esigenze dei cittadini italiani, non rispetta lo spirito del referendum popolare che lo scorso giugno ha sancito nuovamente la netta opposizione del popolo italiano all’energia nucleare.

Banca Intesa è coinvolta nel finanziamento del progetto tramite una linea di credito a favore della società Slovenske Elektrarne, partecipata da ENEL per il 66 per cento, di un totale di 850 milioni di euro. La linea di credito è capeggiata dall’olandese ING e vi partecipano diverse banche europee. Nel 2008, sotto la pressione della società civile, ING ed i suoi partner si sono impegnati a vincolare questi fondi destinati alla società slovacca solo a investimenti in settori diversi da quello nucleare. Purtroppo recenti analisi indipendenti mostrano come la linea di credito, dopo alcune ristrutturazioni, offra la possibilità alla Slovenska Electrarne di continuare a finanziare il progetto nucleare, che è a tutt’oggi il principale investimento in corso della compagnia.

L’impianto di Mochovce risulta tra quelli a maggior rischio attualmente in costruzione in Europa, in quanto non presenta il guscio di contenimento del reattore. Recentemente il Comitato di applicazione della Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni ha riscontrato una violazione da parte delle autorità slovacche sul mancato coinvolgimento della popolazione locale nella consultazione sugli studi di valutazione di impatto del progetto, definendo così una violazione anche della legislazione europea in materia.

Negli ultimi giorni Bank of Austria, parte del gruppo Unicredit, ha annunciato di aver annullato una sua linea di credito a favore della Slovenske Elektrarne, accogliendo in questo modo le proteste degli ambientalisti. CRBM chiede a Banca Intesa di chiarire la sua posizione, uscendo dal finanziamento dell’opera in maniera inequivocabile.

“Come si temeva, i soldi offerti originariamente a Enel possono ancora essere utilizzati per il completamento dell’impianto di Mochovce. Sembra che la tragedia di Fukushima ed il referendum contro il nucleare non abbiamo insegnato molto nei piani alti di Banca Intesa” ha dichiarato Antonio Tricarico della CRBM.