I media seguono da vicino giorno per giorno le mosse vere o presunte dei due contendenti alla poltrona presidenziale. Si scatenano in una ridda di ipotesi sugli accordi impliciti o espliciti tessuti da Macky Sall per raggruppare gli altri 12 candidati presidenti al primo turno dello scorso 26 febbraio in un’unica coalizione Benno Bokk Yaakaar (Uniti per la speranza) in grado di vincere il ballottaggio, per poi descrivere nei minimi dettagli i tentativi maldestri di Wade, il presidente uscente, di corteggiare una popolazione ormai ostile e distante dalle sue promesse.

Il grande escluso del primo turno, Youssou N’dour, ha riconquistato le simpatie dei molti senegalesi che avevano giudicato opportunistica e irrilevante il tentativo di presentare la sua candidatura. Nelle ultime tre settimane il suo movimento Fekke Ma Ci Boolé ha creato dei villaggi elettorali nelle tre principali città del Senegal, Dakar, Saint Louis e Ziginchor, che oltre a supportare Macky Sall stanno costruendo una rete molto attiva dove volontari, associazioni e altri soggetti della società civile si incontrano per formulare progetti, proposte politiche e interventi concreti.

Per le strade di Dakar, dal centro all’estrema periferia, i muri sono coperti di manifesti elettorali e scritte spray, dalle più sintetiche alle più stravaganti inneggianti i due leader.
A colpo d’occhio il responsabile della campagna elettorale di Wade ha commesso qualche errore di comunicazione. Il grande vecchio è stato fotografato con i vestiti tradizionali con le mani aperte e in alto. Lo slogan è semplice “E’ lui che rassicura” ma Amadi, Samba e Niokhor ridendo mi hanno detto “Guarda… Si è già arreso”.

Sarà forse per questo che Cheikh Bethio, uno dei discepoli più vicini della precedente guida religiosa dei Mouride, la confrerie musulmana più potente e influente del Senegal, morto qualche anno fa, ha deciso di caratterizzare la sua campagna elettorale a favore di Wade brandendo minaccioso un gourdin, una piccola clava di legno, in tutte le sue apparizioni pubbliche, invitando i suoi supporter a fare altrettanto.

L’effetto del gesto è stato dirompente, per diverse ragioni.
Durante la campagna elettorale per il primo turno, per cercare di arginare gli scontri, gli apparati giudiziari Senegalesi avevano represso duramente chiunque fosse stato trovato in possesso di qualche arma propria o impropria durante i cortei o i comizi. Aveva fatto scalpore l’arresto di un giovane dirigente del Partito Socialista, fermato durante un controllo della polizia stradale che aveva trovato nella sua macchina un’arma non meglio identificata (un bastone, un coltello, un macete, una pistola a seconda delle versioni pubblicate dai giornali).

Fa molto discutere vedere ora i supporter di Cheikh Bethio circolare impugnando queste clave di legno alla luce del sole, sereni sfacciati e impuniti. Un’ulteriore conferma della legge è uguale per tutti ma per qualcuno è più uguale che per altri, innescata da anni dal governo di Wade.

Un’altra ripercussione interessante della moda della clava si può riscontrare nei vari mercati, dove l’articolo va a ruba e i prezzi sono esplosi, passando da 500 fcfa a 5000 fcfa nel giro di pochi giorni, facendo felici i rivenditori dell’articolo.
Insieme ad Amadi siamo andati incuriositi al comizio di Cheick Bethio sabato sera in piazza dell’obelisco.

Su un palco degno di una star di Hollywood, attrezzato con maxi schermi per permettere a tutti di vedere da vicino il suo grosso, grasso faccione, Cheikh Bethio ha arringato (o ringhiato) con voce robotica una folla di giovani e giovanissimi intervenuti ad assistere alle sue dote oratorie a favore di Wade.

Truppe di suoi seguaci, riconoscibili dalla foto appesa ad una collana al collo, sguainavano le clave in aria incitando i giovani ad applaudire il leader. Non abbiamo faticato a scoprire che la maggior parte dei giovani erano stati reclutati da tutte le regioni del Senegal per l’occasione al prezzo di 6000 fcfa (circa 9 euro), trasporto e vitto inclusi.

Alcuni ragazzi, lontani dal comizio, ci hanno confessato ridendo che al ballottaggio voteranno Macky Sall e intanto alzano un po’ di soldi facendo le comparse per Wade.
Visto da vicino, questo comizio è una sintesi perfetta dell’era di Wade in questo paese. Luci stroboscopiche, soldi sperperati per migliaia di comparse e promesse inutili urlate minacciosamente.
Una politica primitiva, giocata sulla sponda religiosa con la clave di legno in una mano.

In queste ore i militari stanno votando, per garantire la loro presenza ai seggi elettorali domenica prossima. Dai primi dati raccolti sembra che l’affluenza sia maggiore rispetto al 21% del primo turno.
E’ ancora presto per i pronostici. Di certo, la moda della clava non garantirà la vittoria a Wade.