Gli indignati di tutto il mondo scendono in strada esigendo un cambiamento globale, migliaia di persone protestano in decine di località contro le banche e le élites politiche. Una protesta del tutto inedita quella che ha visto una partecipazione di massa, in 80 Paesi e circa 1000 città.

Negli ultimi giorni, i fatti erano precipitati, si erano aggiunte le proteste dei canadesi in 12 città con il movimento Occupy Toronto, si era annullato lo sgombero di Occupy Wall Street, c’era stato l’arrivo della marcia a Bruxelles e le manifestazioni di Londra e quelle in Cile. Nel frattempo, ci si avvicinava alla data fissata del 15 Ottobre.

La protesta è iniziata da lontano, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, con moltitudini di persone in strada a manifestare; e poi Giappone, Corea, Kuala Lampur, Filippine, proseguendo per tutte le latitudini.

In Spagna: oltre 60 località hanno aderito alle proteste di sabato scorso. A Madrid e Barcellona i cortei hanno fatto addirittura fatica a sfilare tanto erano gremiti da fiumi di persone. A Madrid sono arrivati al centro città, in Piazza Cibeles e a Barcellona 10.000 persone si sono dirette verso Piazza Catalogna. La Puerta del Sol già nel pomeriggio straripava di gente di ogni età, non solo giovani. Tutte le generazioni erano presenti ed esprimevano le loro idee con cartelli e opuscoli. Anche in altre città spagnole, come Barcellona o Valencia, la partecipazione è stata altissima. Il Movimento, aveva diffuso tutte le informazioni del caso per non perdersi questo giorno importante.

In Europa: L’unica nota stonata è stata Roma, dove durante la marcia degli Indignados varie macchine sono state bruciate da gruppi di facinorosi incappucciati. Nel resto delle città europee ha predominato la protesta pacifica e non violenta nei confronti di banche ed élites politiche, accusati di essere la causa della crisi economica mondiale e di condannare milioni di persone alla povertà e alla disoccupazione.
Le prime proteste sono iniziate la mattina a Francoforte, Amsterdam e Londra, propagandosi poi ad altre città europee. A Londra si sono riuniti di fronte alla cattedrale di Saint Paul, dato che alla folla è stato impedito di arrivare alla vicina sede della Borsa. Ma a Roma la situazione è sfuggita di mano, anche se gli indignati pacifici hanno fischiato e criticato gli incappucciati. Duecento giovani sotto la statua di San Francesco gridavano “no alla violenza”. A Berlino, il bel tempo ha accompagnato i manifestanti che hanno percorso il viale storico della città. Si sentivano cori in greco, spagnolo, inglese e tedesco. I cartelloni e le bandiere mettevano in mostra la diversità di motivazioni, provenienze e ideologie. Il corteo si è svolto con tranquillità, con musica e con l’appoggio della maggior parte dei passanti. Solamente al grido di “occupiamo il Reichstag” c’è stata un po’ di tensione ma la polizia ha sbarrato il cammino e ci sono stati solamente lievi tafferugli. A Francoforte la gente ha sfilato in direzione della Banca Centrale Europea con cartelli di protesta contro la speculazione finanziaria e il potere dei mercati e slogan come “speculano sulla nostra vita” o “ci derubano del nostro futuro”. E’ stata una delle manifestazioni più grandi e ha coinvolto oltre a Berlino anche Colonia, Monaco, Amburgo, Hannover e Stoccarda; anche qui i messaggi erano simili, contro il potere bancario e finanziario. In Olanda, la manifestazioni si sono tenute ad Amsterdam, l’Aia, Rotterdam e Utrecht. Nella capitale, di fronte alla Borsa, la gente gridava “lotteremo fino alla vittoria” al suono di Immagine, la canzone di John Lennon.
Anche qui un sole splendido ha spinto le famiglie a portare i bambini e la polizia ha decritto l’atmosfera di questa giornata come “piacevole e divertente”. Anche qui si è protestato contro la politica fiscale del Governo con “vergogna per l’isola del tesoro olandese” ricordando la possibilità di creare aziende che non pagano le tasse.
A Parigi i partecipanti non sono stati moltissimi, nonostante il libro Indignati venga proprio da qui. A Lisbona la manifestazione ha riunito 25.000 persone secondo gli organizzatori. Meno rispetto alla manifestazione del marzo scorso che aveva visto la partecipazione di 200.000 persone, ma abbastanza per provare che il movimento di opposizione al Governo è vivo. 6.000 persone, provenienti da vari Paesi hanno marciato per ore per arrivare a Bruxelles nel tardo pomeriggio; gli indignati hanno manifestato nella capitale europea contro un sistema che ha portato ad una crisi di enormi proporzioni, di cui la maggior parte di noi è vittima. Centinaia hanno sfilato per le strade di Parigi partendo da diversi punti per confluire poi nella grande piazza dell’Hotel de Ville dove si trova il Municipio. Per la sera era prevista una grande festa che si è protratta fino all’una, sempre all’insegna di slogan come “Indignati per un cambiamento globale” Democrazia ora” oppure “Pensiamo, quindi protestiamo”, “Siamo il 99%, siamo gli invisibili, siamo gli indignati”.
Anche se il movimento non ha la stessa forza che in Spagna, i portavoce dicono: “qui in Francia c’è ancora uno strato di benessere, per questo ancora il movimento stenta ad attecchire. Ci auguriamo che oggi sia stato dato un segnale di cambiamento, un inizio. Perché se cade la Francia, cade tutto”. Ad Atene, tra 3.000 e 4.000 persone hanno manifestato in un’atmosfera festiva. Ad Helsinki circa 1.000 indignati si sono riuniti nella piazza della capitale per chiedere la fine della dittatura delle banche e della complicità dei politici.

Nel mondo: già dalle prime ore della giornata, la protesta era iniziata ad Auckland, Tokyo, Seul per poi continuare in Alaska, e poi in almeno 951 città. In molti aspettavano da tempo questa occasione, dal 2008. Mentre in Europa le proteste iniziavano a scemare, negli Stati Uniti cominciavano. A New York la moltitudine di persone, sovrasta la polizia. Qui per non risultare una protesta illegale, i manifestanti hanno dovuto mantenersi in cammino incalzati delle forze dell’ordine (inutile commentare). Lo hanno fatto in modo provocatorio, sfilando di fronte ad una sede di Chase, simbolo della speculazione finanziaria. Ci sono state manifestazioni anche a Washington, Chicago e in California.
In Cile, migliaia di persone si sono riunite a Santiago, dando vita ad una manifestazione contraddistinta dalle richieste degli studenti mobilitati già da cinque mesi, anche se crescono le proteste anche nei confronti del sistema sanitario, finanziario e politico. Si è manifestato anche a Buenos Aires, San Pablo e città del Messico.
In generale le manifestazioni sono state quindi all’insegna della non violenza, a parte il caso italiano dove tra l’altro un gruppo di studenti a Milano ha fatto irruzione nella Banca Goldman Sach e altri hanno lanciato uova contro l’Unicredit.

Secondo gli organizzatori, questa giornata rappresenta un punto di svolta sia per il panorama globale che per il movimento nato dal 15M spagnolo che dopo solo 5 mesi ha dato vita ad un’ondata internazionale che nell’ultimo mese ha preso forza anche negli Stati Uniti con Occupy Wall Street. Hanno chiarito che le manifestazioni vengono convocate contro i “quattro poteri”, quello finanziario (inclusi i paradisi fiscali e le banche), il potere politico (élites completamente isolate rispetto alla gente), il potere militare (NATO ed eserciti), e il potere mediatico (grandi gruppi e censori di Internet). I poteri agiscono a favore di pochi ignorando la volontà della maggior parte della gente e senza tener conto del costo umano e ambientale. E’ necessario porre fine a questa situazione intollerabile. Sul sito di Toma La Plaza dove si raccolgono tutte le informazioni della protesta spagnola, si leggeva: “Uniti in una sola voce, faremo sapere ai politici e alle élites finanziarie che ora saremo noi, la gente, a decidere del nostro futuro. Non siamo merce nelle mani delle banche e della classe politica, dalla quale non ci sentiamo rappresentati. Il 15 Ottobre ci troveremo in strada per iniziare il cambiamento globale che vogliamo. Dimostreremo pacificamente, discuteremo e ci organizzeremo fino a quando non lo otterremo.”

Tradotto da Eleonora Albini