Si aspettavano 20,000 persone, invece solamente un migliaio di manifestanti hanno risposto all’appello, ciò che agli osservatori più critici è sembrato un vero flop.
Tuttavia, è ovvio che un’iniziativa di questo tipo richiede tempo e i più ottimisti dicono che presto succederà come accaduto già in altri paesi (alludendo alla “primavera araba” o al Movimento 15-M in Spagna, iniziato con soli 50 attivisti). Ciò che è parso sorprendente è stata la massiccia presenza di forze dell’ordine, dispiegate per difendere la zona, sia in termini di agenti che di mezzi presenti.
Qui non si va per il sottile quando si tratta di fermare la gente. Accampare per strada non è quindi stato possibile, se non in due parchi vicini a Wall Street. L’interpretazione che si dà è che “il risveglio dei cittadini americani procede poco a poco” ma quando accadrà sarà molto rapido, sarà come la scintilla che fa dilagare un incendio”. Un osservatore spiega che negli Stati Uniti le cose sono diverse, iniziano lentamente e poi crescono. Soprattutto se si pensa che a New York, capitale mondiale, già ci sono mezzo milioni di poveri, ovvero gente senza lavoro, senza casa, senza assistenza sanitaria e senza wallfare, il sussidio minimo. Il numero è in aumento e ciò fa prevedere anche un escalation delle proteste.
Cresce il disgusto per gli abusi finanziari nei confronti dei cittadini e l’indulgenza nei confronti del mondo della finanza (l’ingente iniezione di fondi statali alle banche non è servita a molto e certamente non alla gente comune) e il grido generale è “siamo stufi”; ma si riconosce anche che sarà necessario trasformare le proteste in cambiamenti concreti. Domenica molti hanno dormito nelle vicinanze di Wall Street, perché sanno che qualcuno deve pur cominciare affinché altri si uniscano. In varie assemblee organizzate, come in quella pomeridiana a Parco Zuccotti, si è già cominciato a parlare della necessità di un cambiamento. In piccoli gruppi e pacificamente, come accaduto in Spagna, si cerca di delineare un futuro. Ma nella vicina Broadway, circa 300 mezzi con agenti avvertono che il loro compito è quello di “difendere il presente”.
La protesta americana è molto ampia e le rivendicazioni dei cittadini riguardano tra l’altro l’imposizione di regole ai mercati finanziari, la limitazione del loro potere nella vita politica, la creazione di una Banca Pubblica e una suddivisione equa e giusta della ricchezza. E’ arrivato il momento di lottare contro Wall Street e la Gomorra finanziaria dell’America.
Allo stesso tempo, nel resto del mondo, in molte città si manifesta di fronte alle sedi della Borsa; un segnale chiaro di appoggio alla protesta newyorkese. Madrid, Barcellona, Valencia e Las Palmas, solo in Spagna; poi Toronto, Atene, Berlino, Francoforte, Lisbona, Milano e Tel-Aviv.
Ci sono stati anche contatti in diretta tra le città che hanno partecipato all’inedita iniziativa, una svolta nella lotta sociale globale, come diceva un comunicato diffuso attraverso i social networks.

Senza dubbio, la sfida è partita: come diffondere su larga scala questa iniziativa che cerca di trasformare lo stato attuale delle cose, nel quale si sentono danneggiati la maggior parte dei cittadini del mondo. Come a dire: qui e ora sta accadendo qualcosa. Quando la gente di mobilita, e i governi reagiscono con una sproporzionata presenza di forze di sicurezza, significa che qualcosa sta per cambiare. Non si tratta più di patire imposizioni, è giunto il momento di palesare la propria protesta.
Una cosa che infonde speranza e riempie di soddisfazione.

Tradotto da Eleonora Albini